Droga al Casermone, con i capi in carcere la procura teme che il gruppo possa riorganizzarsi e mettersi in proprio. Perciò i pubblici ministeri Adolfo Coletta e Giuseppe Cascini della Dda hanno fatto ricorso contro la decisione del gip di Roma di non confermare gli arresti domiciliari, inizialmente decisi dal gip di Frosinone.

Del resto l'aver smantellato un'importante piazza di spaccio non significa aver debellato un'attività particolarmente redditizia con fiumi di denaro incassati ogni giorno. La richiesta non è certo scemata ed è logico pensare che lo spaccio non si sia arrestato, ma che abbia cambiato luoghi e modalità. Ieri, per l'operazione Fireworks si è svolta l'udienza per discutere l'appello della procura. I sostituti procuratori, che hanno coordinato le indagini condotte dai carabinieri del Nucleo radiomobile di Frosinone e dai poliziotti della squadra mobile, non hanno ritenuto sufficiente l'obbligo di firma per 27.

Questi inizialmente (con l'ordinanza originaria di Frosinone, che, per competenza, essendo contestato il reato associativo doveva essere confermata da Roma) erano ai domiciliari. Così è stato chiesto al Riesame di ripristinare la vecchia misura per 25. Il gip romano Luigi Balestrieri aveva ritenuto integralmente condivisa la prima ordinanza, con alcuni distinguo. Quindi aveva suddiviso le responsabilità, contestando lo spaccio di grave entità per i promotori dell'organizzazione e gli altri associati preposti alle funzioni di capiturno e di tenuta della contabilità, mentre lo spaccio di lieve entità è stato ricondotto a vedette e addetti allo spaccio al minuto alla "finestrella".

Il giudice aveva ritenuto l'associazione di lieve entità nel «caso in cui le singole condotte di spaccio potevano essere considerate di lieve entità, ma non altrettanto» nelcaso «di acquisto ai fini dell'approvvigionamento dello stupefacente a beneficio degli associati». Quindi, si deve «escludere che il sodalizio, pur dedito al piccolo spaccio "in uscita", si approvvigionasse a sua volta con consimili, marginali modalità in entrata».

Nel ricorso la Dda ha evidenziato due elementi. Il primo è che in occasione del blitz del 7 dicembre, la "finestrella" era in piena attività. Il secondo sul fatto che «l'organizzazione di spaccio si identifica più con il luogo deputato come base della stessa piuttosto che nei capi, promotori e organizzatori, ad oggi ristretti presso il carcere di Frosinone». Pertanto il Casermone «rappresenta ancora ad oggi il punto di riferimento delle migliaia di assuntori che, nella loro "fresca" memoria, lo individuano ancora come quel supermarket della droga che è stato per lungo tempo».

Per l'accusa, la prospettiva di lauti guadagni (per migliaia di euro al giorno), è «il movente principe della caparbietà degli associati di proseguire imperterriti» e potrebbe indurre le persone tornate in libertà a mettersi in proprio, fare il salto di qualità e salire di grado in quanto sanno come il sistema funziona e hanno contatti con acquirenti e fornitori. Vedette e fornitori potrebbero dar vita a «una nuova saldatura organizzativa». Il tribunale si è riservato la decisione che dovrebbe arrivare entro dieci giorni. La decisione, comunque impugnabile davanti alla Corte di Cassazione, non sarà immediatamente esecutiva.

Su decisione del gip di Roma avevano lasciato i domiciliari Yuri Crecco, 36 anni; Giovanni Cortina, 38 anni; Stefano Di Gennaro, 22; Victor Manuel Ferreira Trigo, 58, venezuelano, di Guidonia; Simona Fiacchi, 46, di Valmontone; Luigi Fortuna, 43; Bruno Grandi, 43; Saverio Grandi, 41; Fabio Grossi, 35; Massimiliano Grossi, 46; Stefano Grossi, 43; Christian Iaboni, 26; Serafino Lombardi, 50; Stefano Mizzoni, 34; Diego Quattrociocchi, 37; Shefit Rrapi, 46, albanese; Christian Reffe, 23; Massimo Reffe, 32; Roberto Roseppi, 38; Mario Sarnino, 60, di Valmontone; Polidor Selimay, 33, albanese; Gianmarco Stellati, 22; Sandro Terragitti, 56; Emanuele Troiani, 37; Matteo Verdicchio, 21. Gli indagati sono difesi dagli avvocati Christian Alviani, Tony Ceccarelli, Rosario Grieco, Raffaele e Marco Maietta, Riccardo Masecchia, Nicola Ottaviani e Giampiero Vellucci.