Cosa accade in alcune case famiglia ma anche la condotta di diversi operatori di istituti scolastici. Vicende inquietanti finite al centro dell’attenzione della procura della Repubblica di Frosinone. Le due inchieste, portate avanti con assoluta discrezione da parte degli inquirenti, visto che vedono come vittime alcuni minorenni, mirano a stabilire, per quanto riguarda le strutture di accoglienza, se si tratti di case famiglia o di case dell’orrore. Ovvero se sono luoghi sicuri, oppure posti dove si consumano episodi raccapriccianti. Il business incontrollato che esiste dietro questi istituti, non tutti per la verità è, infatti, cosa tristemente nota. Purtroppo in Ciociaria non è l’unica grave ombra che riguarda alcune realtà deputate all’accoglienza di chi ha bisogno. Occorre, quindi capire, se quelle segnalate sono davvero storie raccapriccianti a scapito di ragazzini indifesi che, anziché trovare ospitalità e cure, sono diventati vittime di soprusi e umiliazioni. La verità, però, come sempre sta nel mezzo. Spetterà, quindi, alla magistratura del capoluogo stabilire se quanto denunciato corrisponde ai fatti. Ma non finisce qui.

Nel mirino degli inquirenti ci sono anche diversi operatori scolastici con le mani un po’ troppo lunghe. L’addebito che li riguarda è quello di atteggiamenti morbosi nei confronti delle studentesse. Anche in questo caso si lavora per stabilire la veridicità delle accuse mosse nei loro riguardi.

«Il dato relativo agli abusi sui minori - emerge da una relazione che il procuratore di Frosinone Giuseppe De Falco ha posto all'attenzione del procuratore generale della corte d’appello di Roma - non è trascurabile». Aggiungendo pure che sotto inchiesta della magistratura del capoluogo sono finite «case famiglia e operatori di istituti scolastici. Anche in questo settore - fa notare - è pressante l’esigenza di poter contare su un numero maggiore di forze di polizia giudiziaria specificamente competenti in materia di abusi su minori. Ma anche di professionisti esperti in grado di orientare il lavoro del magistrato nella valutazione delle dichiarazioni e dell'attendibilità delle vittime di tali reati».