Sono le otto. Il tempo ha già scandito le sue fatiche per un gruppo di “lavoratori” che da Napoli e da Roma arriva a Cassino, per lo più, in treno. Ognuno, col suo carico di calzini, cappelli, maglie e borse, cammina a piedi per raggiungere la propria postazione: spazi vitali all’interno del cuore della città, ritagli urbani e perimetri di sopravvivenza dove esistono regole invisibili per non darsi fastidio e “campare tutti”. Altri viaggiano con il cappello in mano, quello delle elemosine, e vanno a posizionarsi davanti ai supermercati o in alcuni angoli strategici dove il sabato si “fanno affari”.

Ricchi i guadagni per i “mendicanti di mestiere” che scelgono la città martire perché resta un avamposto dove la crisi non ha scalfito tutte le certezze e la moneta ancora gira. Quando la giornata di lavoro finisce, arrivano a incassare tra i 100 e i 150 euro (come già ampiamente documentato sulle nostre colonne).Il report è sostanziato dai racconti di commercianti e cassieri che si trovano spesso a contare quegli spiccioli lasciati distrattamente dalla gente a quanti chiedono l’elemosina all’uscita dai market, dalle banche, dalle farmacie e dalle chiese. Spesso sono volti quasi impercettibili, che mendicano senza insistenza, altre volte sono invadenti e arrivano a spintonare le anziane pur di prendere le buste e accompagnarle.

Ma ieri mattina, la routine lavorativa viene interrotta da un’altra “squadra”, quella composta dai carabinieri della compagnia di Cassino guidata dal maggiore De Luca, sotto il coordinamento del comando provinciale. Alle otto i militari sono già posizionati in diversi punti della città e nel circondario. Alle 8.30 il blitz. Piazza Green è circondata: immediati i controlli. Si attende l’apertura delle attività commerciali e partono le verifiche anche lì. Il movimento massiccio delle forze dell’ordine porta parecchi mendicanti o venditori di biancheria a fuggire, è facile vederli di corsa verso la stazione.

Al termine dell’attività sono 36 i mendicanti controllati e allontanati dalla città. Un vero e proprio esercito che si smaterializza. A metà mattinata non c’è nessun questuante in giro. Per un giorno l’accattonaggio non affligge la città. Ma non solo. Un venticinquenne viene denunciato per inosservanza al divieto di far ritorno a Cassino per anni tre. Viene invece sorpreso mentre esercita la vendita abusiva di 150 capi di abbigliamento, sottoposti a sequestro. Per lui una multa da 2.500 euro. A Sant’Andrea per tre residenti nel pontecorvese scatta il foglio di via: vengono controllati a bordo di un Fiat Iveco mentre si aggirano, senza motivo, intorno ad abitazioni isolate nella frazione Collefranco. A Piedimonte proposto il foglio di via per due ragazzi di 22 e 26 anni: esercitano, all’interno del parcheggio del centro commerciale, la vendita abusiva di 51 capi di abbigliamento, sottoposti a sequestro. Multa anche per loro. In totale sono 75 le identificazioni personali, 63 i vicoli controllati, cinque le perquisizioni.

Il triste fenomeno provinciale

L’accattonaggio potrebbe nascondere, nelle retrovie, gruppi organizzati che ne tengono le fila. Un racket che arriverebbe a coinvolgere tutta la provincia. Perché spesso accade che coppie di questuanti, habitué ad esempio di una chiesa, siano stati visti poi nel sorano, nell’alta Ciociaria o anche nel venafrano. Tante le “squadre” di mendicanti e venditori abusivi che affollano i maggiori centri del frusinate. Ovunque rispettano il loro codice e si muovono con scaltrezza. Una scaltrezza sospetta.