Quartieri “dimenticati da Dio”, ma non dalle forze dell’ordine, dove la droga diventa un mestiere di famiglia. E lo stupefacente viaggia anche a bordo dei... tacchi o dopo la messa in piega dal parrucchiere. Ma pure tra biscotti e carne surgelata pronta per essere cucinata. Casalinghe, ma solo all’apparenza, che diventano complici dei mariti e aiutano, confezionano, pesano, smistano, accolgono, fanno intrattenimento con la “tazzulella e cafè”. Spigliate e cordiali. Ma anche decise e agguerrite e capaci di infilarsi in ambienti vitali per il malaffare. Per sentire e per riferire. Non rappresentano più l’anticamera dell’azione ma diventano spesso protagoniste. Non apparecchiano solo la tavola ma cucinano anche le portate principali! Accade soprattutto nelle aree degradate a ridosso del centro urbano dove si annida con maggiore insistenza il fenomeno.

Zone dove si lavora in coppia, con mogli o compagne. Donne pusher e donne dei pusher: il confine si fa sottile. L’attività principale, per lo più, resta “farina del sacco” del marito-compagno e le donne entrano in scena come coadiuva- trici dello smercio, spesso e purtroppo florido, ma subentrano quando arrivano arresti che tolgono la spina alle attività del capo famiglia. E da lì parte tutt’altro ruolo.

Ne sanno una più del diavolo

Appena venerdì scorso, la polizia bussa alla porta di un trentenne ai domiciliari. Lui non apre ed è necessario chiamare i vigili del fuoco. La compagna, nel frattempo, dapprima prova a nascondere la droga in un armadio sul balcone poi - sentendosi scoperta dagli agenti che circondano l’area - getta droga e bilancino nel water. Impossibile recuperarla, eccezion fatta per una piastrina, e scatta una doppia denuncia. A metà dicembre, sempre la Polizia “chiude” una casa dello spaccio. Mura domestiche e affetti familiari che da microcosmo intimo e inviolabile diventano luogo insospettabile dove allestire un supermarket della droga.

A bussare a casa della coppia, al Colosseo, è la polizia. Provano a gettare la droga dalla finestra per distrarre gli agenti ma loro non si lasciano ingannare e trovano lo stupefacente anche nel freezer, tra carne e piselli, oltre che nelle scatole di biscotti. In totale circa due chili di hashish, oltre 200 grammi di eroina divisa in dosi, metadone, un bilancino di precisione e 1.000 euro provento dell’illecita attività di spaccio. Per l’uomo, con precedenti specifici, scattano le manette, denunciata invece moglie e figlio, sempre per detenzione ai fini di spaccio.

Diverse le operazioni in cui emergono “finte” casalinghe impregnate a portare avanti commerci ricchi quanto illeciti. Mirabile lo sforzo delle forze dell’ordine per contrastare lo spaccio, soprattutto perché la domanda di stupefacente si fa sempre più alta e il fenomeno assume proporzioni inquietanti: si abbassa pericolosamente l’età degli assuntori, coinvolgendo anche la fascia adolescenziale.

Con i minori in casa

Donne e droga. Ma anche donne, bimbi... e droga. Nell’agosto del 2015 i carabinieri della compagnia di Cassino scoprono una donna che ha in casa la cocaina. Senza più il compagno né uno stipendio fisso, e con un bimbo piccolissimo a cui badare, la signora aveva sedici dosi pronte per essere consegnate, due piante di marijuana (una verde e una essiccata) e duemila euro liquidi. Chiaramente la mamma-pusher è finita in manette. Indimenticabile - a settembre scorso - anche la zia di un detenuto che prova a passargli dosi di subutex. Lei, di 64 anni, e il nipote vengono notati durante il colloquio in carcere. Il personale della Penitenziaria si accorge di una serie di cenni d’intesa. Una comunicazione non verbale che fa immaginare che stessero concordando la con segna di un qualcosa all’esterno del carcere, molto probabilmente presso l’ospedale dove il detenuto stava per essere trasferito.

Vengono chiamati i carabinieri che attendono l’uscita dal carcere della zia e del nipote. Parte il pedina- mento poi, l’accostamento e l’ “alt”. Addosso alla donna, ben nascosto nella biancheria intima, viene scoperto un involucro contenente 61 compresse da 0,1 grammi ciascuna e 28 compresse da 0,4 grammi, di un oppiaceo di sintesi verosimilmente “subutex”, molto probabilmente destinato al parente detenuto. E non mancano le donne che fanno viaggiare la droga nelle borse con i pannolini per i figli. Ma questa è un’altra storia. Una storia infinita. Forse, una storiaccia!