Quarantacinquemila pendolari al giorno. La Roma-Termini-Frosinone è l’ottava linea ferroviaria più frequentata d’Italia. E’ come se ogni giorno su quei treni, che vanno e vengono dalla capitale, viaggiasse la quasi totalità degli abitanti del capoluogo della Ciociaria. I numeri potrebbero tranquillamente raddoppiare o triplicare, visto che ancora di più sono gli automobilisti che ogni giorno raggiungono la capitale. Persone che al giorno d’oggi difficilmente potrebbero rinunciare alle quatto ruote, vista la scarsa possibilità di raggiungere la città eterna in meno di un’ora. Di passi in avanti, almeno per quel che concerne l’acquisto di diversi Vivalto, la Regione Lazio ne ha fatti. Ma non basta. Sono i tempi di percorrenza che vanno ridotti. «Dopo 15 anni - evidenzia il rapporto pendolaria 2016 di Legambiente - si può dire che il trasferimento dei poteri sul servizio ferroviario alle Regioni complessivamente non ha funzionato. Va però sottolineato come vi siano sia luci che ombre, con alcune realtà che hanno migliorato l’offerta e l’attenzione ai pendolari».
Da questa situazione, secondo gli ambientalisti, non si esce riportando i poteri al Ministero dei Trasporti ma piuttosto chiarendo bene le responsabilità. «In particolare le Regioni hanno la responsabilità per un passaggio assolutamente fondamentale, come è quello di definire il contratto di servizio con i gestori dei treni. E poi la grande responsabilità di individuare i capitoli di spesa nel proprio bilancio per aggiungere risorse a quelle statali per potenziare il servizio (ossia più treni in circolazione) e per il materiale rotabile (dunque i treni nuovi o riqualificati).
Le Regioni non sono tutte uguali - spiegano ancora -. In alcune in questi anni si è investito e capito l’importanza del tema, in altre è come se non fosse cambiato nulla dagli anni novanta: quanto arriva dallo Stato viene girato a Trenitalia o agli altri concessionari, ogni tanto si verifica il servizio e si infligge qualche penale, nulla di più. Da promuovere è solo la Provincia di Bolzano, che ha stanziato ancora una volta e ormai costantemente da anni più dell’1% di spesa per i pendolari nell’ultimo anno rispetto al proprio bilancio, arrivando all’1,43% negli investimenti per il servizio e per il materiale rotabile. Negli ultimi anni va sottolineato come siano stati costanti anche gli investimenti in altre realtà: Lombardia, provincia di Trento, Toscana ed Emilia-Romagna.
Ma la spesa per i pendolari rimane del tutto inadeguata perché ancora non sufficiente ad eliminare i gravi problemi che affliggono molte delle linee pendolari italiane». Ma anche le Regioni non sono state da meno nel trascurare le necessità dei pendolari con una media dello 0,29% di stanziamenti sui bilanci. «Le situazioni più gravi sono quelle di Piemonte e Lazio dove i pendolari sono centinaia di migliaia e dove i fondi stanziati non arrivano allo 0,1% della spesa rispetto al bilancio.
La priorità - aggiunge Legambiente - è di potenziare l’offerta nelle aree metropolitane, dove occorre aumentare la frequenza delle corse per raggiungere sulle principali linee utilizzate dai pendolari standard di servizio di livello europeo di frequenza delle corse. Mentre per i collegamenti regionali di media percorrenza tra i centri principali si deve offrire un servizio con treni ogni 15-30 minuti nelle ore di punta del trasporto pendolare lungo alcune linee importanti».