Un’esistenza rovinata dagli abusi subiti dal patrigno da quando aveva l’età di otto fino a diciassette anni. È quanto ha ricostruito in aula la consulente del pubblico ministero nel processo a carico di un ferentinate accusato di violenza sessuale, ma anche di maltrattamenti in famiglia.

La ricostruzione

La consulente, sollecitata dal pm Barbara Trotta, ha riferito al tribunale (presidente Stirpe, a latere Farinella e Venarubea) anche la storia clinica della ragazza. Ha rimarcato il fatto che, a seguito degli abusi, culminati in vere e proprie violenze sessuali quando la ragazza è diventata più grande al punto da rimanere incinta dello stesso patrigno, la vittima ha avuto una nevrosi. La consulente ha ritenuto affidabile il racconto offerto dalla ragazza, ma ha spiegato che il processo è stato particolarmente complesso.

I tentativi di staccarsi

Solo quando la minore ha cominciato a frequentarsi con un ragazzo ha tentato di opporsi - ha insistito il consulente. Solo che, a quel punto, il patrigno avrebbe minacciato la ragazza di non farla più uscire di casa o che l’avrebbe lasciata su una strada. Tuttavia - sempre secondo la ricostruzione della consulente - è stato un evento ulteriore, traumatico anch’esso, a portare alla scoperta di anni e anni di abusi e violenze. La ragazzina a un certo punto è rimasta incinta e quando è nato il bambino il fidanzato ha preteso il test del Dna. Così si è scoperto che il padre era il patrigno. Da qui - come ricostruito in aula - il fidanzato avrebbe chiesto alla ragazza di sottoscrivere una denuncia. Che la stessa avrebbe poi lasciato in casa, forse per dimenticanza forse per paura delle conseguenze che quest’atto avrebbe determinato. E dunque fu lo stesso ragazzo a presentare materialmente la denuncia, dando il là all’inchiesta che portò anche all’arresto del patrigno, bloccato dai carabinieri nel maggio del 2014. Nel corso dell’audizione, sul punto, la consulente del pubblico ministero ha ricordato che uno dei tanti sintomi di abusi sessuali è il fatto che la vittima «si sente colpevole perché partecipe dell’abuso». Da qui la difficoltà a denunciare quanto subito e ad allontanarsi da quell’ambito familiare. 

I maltrattamenti

Nel corso dell’udienza è stata sentita anche una neuropsichiatra infantile chiamata a ricostruire l’altra contestazione mossa all’imputato, quella sui maltrattamenti nei confronti dei fratelli della ragazza. Che ora, comunque, si è rifatta un’altra vita. La ragazza si è costituita parte civile attraverso l’avvocato Mario Cellitti, mentre l’imputato è assistito dall’avvocato Giampiero Vellucci. Presente durante l’udienza, ha scelto di rinunciare a farsi sentire dal tribunale, prestando però il consenso all’acquisizione dell’interrogatorio reso davanti al pubblico ministero dopo che venne arrestato.