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Frosinone

Droga a domicilio, decisivi video e appunti

Quattro gli arresti eseguiti dai carabinieri dopo una lunga attività di osservazione degli indagati. I sospetti suffragati dal via vai degli assuntori e anche da cifre e grammi scritti su un quadernone

Droga, scattano quattro arresti

Un sospetto movimento di persone. Ha preso così il via l’operazione, condotta dai carabinieri che ha portato all’esecuzione di cinque ordinanze cautelari, tre in carcere, un divieto di dimora (il cui destinatario è finito a sua volta in carcere dopo il sequestro di altro stupefacente) e un obbligo di firma. Tutto nasce da Alatri e da un’attività di osservazione condotta dai carabinieri della locale compagnia di un’abitazione in località Bitta. L’inchiesta, dunque, si concentra sulla casa di Paolo Papetti, 39 anni, di Alatri. A suffragare i sospetti dei militari dell’Arma che quel luogo fosse utilizzato per un’attività di spaccio di sostanze stupefacenti, le dichiarazioni di alcuni assuntori fermati, ma anche i video registrati con delle telecamere. Numerosi gli accessi di assuntori immortalati, secondo le accuse della procura. Di solito si trattengono pochi minuti.

L’indagine, quindi, si sposta da Alatri a Patrica. Dalle intercettazioni e dalla videosorveglianza attivata a Patrica, i carabinieri si mettono sulle tracce anche di Adriano Turriziani, 30 anni. I carabinieri, in questo caso, notano l’arrivo di auto a qualsiasi ora. Si tratta, secondo la ricostruzione, di assuntori. Nel corso di una perquisizione, lo scorso 29 aprile, i carabinieri sequestrano un quadernone con cifre (tra i 24.000 e i 49.000 euro), grammature e nomi. Per la procura, è il “libro paga” dal quale emergerebbe «un quadro significativo della rete di spaccio, dei soggetti coinvolti, dell’entità economica delle operazioni». L’attenzione dei carabinieri, sempre grazie ai telefoni, si sposta così sull’alatrense Ivan Celardi, 34 anni, destinatario l’altro giorno del divieto di dimora e poi arrestato a seguito del ritrovamento, durante la perquisizione, di 800 grammi di hashish e 100 di cocaina.

Altra ipotesi d’accusa è quella nei confronti della ceccanese Letizia Masi, 50 anni. I carabinieri la intercettano al telefono con Turriziani e si soffermano sul linguaggio criptico, sugli appuntamenti a breve termine e sulle precauzioni adottate per sviare i sospetti delle forze dell’ordine. Secondo i pm, in un’occasione la Masi sarebbe rimasta in panne con l’auto durante il trasporto di hashish. Inoltre, contesta la procura, nel modus operandi c’è anche la scelta di luoghi sicuri in cui incontrarsi con gli acquirenti.
Nei confronti degli indagati il gip Ida Logoluso ha ritenuto sussistenti «i gravi indizi di colpevolezza» nonché «granitiche esigenze cautelari». Nel collegio difensivo gli avvocati Giuseppe Spaziani, Tony Ceccarelli, Marco Maietta e Giulio Gasparro.

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