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Roccasecca

Da carabiniere a suora. Il racconto di Micaela

Le parole di suor Micaela, la giovane di Roccasecca che ha lasciato la divisa, a “Le Porte del cuore” su Rai Tre. Nella puntata dedicata al Giubileo delle forze armate la sua testimonianza è stata preziosa: un percorso straordinario

Suor Micaela

Suor Micaela ha raccontato su Rai Tre il suo percorso

La giovane di Roccasecca, Ilenia Siciliani, che ha lasciato l’Arma dei carabinieri per consacrarsi al Signore ed entrare come suora nell’ordine delle Missionarie della Divina Rivelazione, si è raccontata ieri ai microfoni della trasmissione “Le Porte del cuore”. Una puntata incentrata su uno degli eventi giubilari - quello dedicato alle Forze armate - in cui spiritualità e fede si sono intrecciate sulla soglia delle Porte Sante. Vittoriana Abate ha raccontato la devozione italiana ascoltando i principali attori, tra i quali proprio la roccaseccana Ileana Siciliani, oggi suor Micaela.

«Fino a poco tempo fa indossavo l’uniforme dell’Arma dei carabinieri e oggi eccomi qua. Avevo nel cuore un profondo desiderio di giustizia che mi ha portato a vestire la divisa dell’Arma» afferma suor Micaela. Era il suo sogno più grande e tutte le scelte fatte, prosegue, erano legate al raggiungimento di questo sogno: diventare un carabiniere. «Fino a quando un giorno ha scoperto che il Signore aveva un sogno molto più grande del mio» ha aggiunto. Il suo percorso è legato a un viaggio a Medjugorje, nel 2018. «Nel mio cuore c’era un’inquietudine e quindi già ero alla ricerca di qualcosa che mi mancava - prosegue - Ma non capivo cosa: avevo la vita in mano, una carriera avviata, le mie passioni come lo sport e la moto. Ma non ero realizzata. Poi un cappellano militare mi propose di fare questo viaggio, durante il quale ho incontrato quelle che oggi sono le mie consorelle. La cosa che più mi ha colpita è stata la gioia nei loro occhi, sicuramente non una gioia di questa terra. In quel viaggio ho scoperto la bellezza del silenzio e la forza di aprire il mio cuore a quella che era la volontà di Dio: capire quale fosse la pienezza della mia vita. Avevo nel cuore anche un’altra cosa. La parola “ultimi”: facevo un servizio nell’Arma accanto a chi subiva ingiustizie. Poi con la preghiera il Signore mi stava chiedendo di fare una versione di me più grande. Così il passaggio è stato da quello che era il servizio di prossimità per la tutela della vita dei cittadini alla salvezza delle anime: questo è stato un po’ il “salto”».

Suor Michaela ha quindi ammesso che il momento in cui ha lasciato la divisa dell’Arma per indossare l’abito monacale è stato molto importante e un po’ sofferto: «Senza la grazia di Dio, non l’avrei mai fatto. Qui avevo una pistola - ha aggiunto toccandosi il fianco - e adesso ho il rosario. Questo rosario è la vera arma, l’arma della preghiera perché ogni grano sono tante “Ave Maria” che dette con fede e amore sono frecce d’oro che colpiscono il cuore di Gesù al centro. Mi piace fare questo parallelismo tra il giuramento che ho fatto nell’Arma e quello per i voti: prima era un giuramento, quello di essere fedele alla Patria. Oggi il mio sì è il mio essere fedele al servizio di Gesù e alla chiesa con il dono totale della mia vita». Ha aperto le porte del cuore e ha lasciato tutto: «Ho voluto veramente scoprire che cosa il Signore dicesse al mio cuore e quindi aprirmi al confronto anche con la vita che facevo prima». La speranza per suor Micaela, facendo un parallelismo con i giovani militari, è “stare sugli attenti”: «La speranza è essere sempre sugli attenti, pronti, capaci di attraversare la tempesta cioè la sofferenza della vita gli uni accanto agli altri, sempre con uno sguardo di compassione, come ricorda il Papa. La speranza è quella certezza del cuore che noi siamo creati per il Cielo».

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