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Frosinone

Omicidio allo Shake, c’è il sì all’abbreviato

Accolta la richiesta della difesa di Zaka, accusato di aver ucciso Kasem Kasmi e ferito tre albanesi. Il 28 febbraio la discussione. L’imputato non era in aula per timori di rappresaglia. Parti civili le vittime e il Comune

Omicidio allo  Shake, c’è il sì all’abbreviato

Rito abbreviato per la sparatoria di via Aldo Moro. Così ha deciso il giudice per le udienze preliminari accogliendo la richiesta avanzata dalla difesa di Mikea Zaka, accusato di omicidio e di triplice tentato omicidio.
Le parti civili hanno provato un ultimo tentativo per convincere pm e giudice a contestare anche le aggravanti dei futili motivi e della premeditazione, il che avrebbe comportato lo spostamento del processo in Corte d’assise, precludendo all’imputato lo sconto di pena di un terzo, previsto dal rito abbreviato. Ma il pm Samuel Amari si è opposto, ritenendo che, sulla base delle indagini condotte dalla squadra mobile di Frosinone, le due aggravanti non fossero configurabili.
A quel punto il giudice Antonello Bracaglia Morante ha aggiornato l’udienza al 28 febbraio per la discussione di tutte le parti e la sentenza.

L’imputato, difeso dall’avvocato Giovanni Tedesco, non era in aula. Una decisione precauzionale. La procura aveva chiesto al giudice di disporre il collegamento in videoconferenza dal carcere per evitare qualsiasi contatto con i feriti e i familiari dell’ucciso. Troppo alto il rischio «per «il cospicuo allarme sociale determinato dal fatto di sangue», ha scritto il giudice nel provvedimento, nonché per «il coinvolgimento quali imputato e persone offese di soggetti appartenenti a nuclei familiari diversi, in relazione anche con esponenti della criminalità locale e l’eventualità che si verifichino atti ritorsivi nei confronti dell’indagato, già prospettati ed emersi nelle indagini di intercettazione successive al fatto».

Fatto che si è verificato nel tardo pomeriggio del 9 marzo 2024 nei tavoli esterni dello Shake bar di Frosinone dove si trovava seduto l’imputato con la sua compagnia. Sulla base delle immagini della videosorveglianza, interna ed esterna, delle dichiarazioni testimoniali, della perizia balistica condotta dalla polizia scientifica, la procura ha così ricostruito il fatto di sangue: «mentre si trovava ai tavoli esterni del bar Shake unitamente ad altri quattro amici e conoscenti veniva avvicinato dai fratelli Kasmi, Kasem e Ervin, e Hidraliu, Klevin e Alvider: lo Zaka si alzava per primo e, all’avvio di una colluttazione tra i due gruppi, immediatamente estraeva l’arma ed esplodeva in sequenza almeno sei colpi ad altezza d’uomo, mirando al petto di Ervin Kasmi e poi di Kasem, quindi alle spalle di Klevin e Alvider Hidraliu». Zaka è accusato poi della ricettazione dell’arma, acquistata da una persona rimasta ignota per la cifra di 350 euro e la violazione della legge sulle armi avendo portato la pistola in un luogo pubblico.

Subito dopo la sparatoria, l’autore si era allontanato dal locale salvo costituirsi in questura da lì a qualche ora. L’uomo, che aveva ricondotto il dissidio con l’altro gruppo per una questione legata a una donna, aveva dichiarato di aver sparato sei colpi (nel capo di imputazione si parla di «almeno sei colpi» dato che dal video si sentirebbe una settima esplosione a distanza di diversi secondi dalla sesta) con una pistola 7x65 di cui poi si sarebbe disfatto lanciandola nel Cosa. L’arma non è mai stata recuperata nonostante le ricerche condotte, con l’ausilio dei vigili del fuoco, nell’alveo del fiume e nella scarpata sottostante il ponte di via Verdi.

Contro Zaka si sono costituiti parte civile i familiari del deceduto e i tre feriti, assistiti dagli avvocati Martina Stirpe, Martina Iachetta, Tony Ceccarelli, Christian Alviani e Laura Rapuano. Ammessa la costituzione di parte civile anche del Comune di Frosinone attraverso l’avvocato Rosario Grieco.
Il 28 febbraio, sempre di pomeriggio, la discussione del pm, quella degli avvocati dell’imputato e delle parti civili. Poi, con tutta probabilità, ci sarà la sentenza.

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