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Omicidio Bricca, Thomas è stato ucciso in 39 secondi

Completata la deposizione dell’ultimo teste dell’accusa. Sentita anche la madre: Omar ospitato la notte prima del delitto

Omicidio Bricca, Thomas è stato ucciso in 39 secondi

Trentanove secondi per uccidere Thomas. È quanto emerso nell’udienza in Corte d’Assise a Frosinone nel processo a carico di Roberto e Mattia Toson, accusati dell’omicidio del giovane di Alatri, avvenuto in via Liberio il 30 gennaio del 2023.

L’intera mattinata è stata dedicata al contro-esame del luogotenente del Nucleo investigativo dei carabinieri Salvatore Strusciolo da parte degli avvocati Angelo Testa e Umberto Pappadia, che assistono gli imputati, anche ieri in collegamento video dal carcere. Alla scorsa udienza era stato sentito il teste (ultimo d’accusa) da parte del pm Rossella Ricca e delle parti civili, gli avvocati Nicola Ottaviani per la madre, Marilena Colagiacono per il padre e la sorella di Thomas, Eugenia De Cesaris per il Comune di Alatri.

La difesa ha iniziato le domande alla ricerca di una pista alternativa alle risse come movente dell’omicidio. Il luogotenente Strusciolo ha chiarito che «sullo spaccio non ci sono stati riscontri». L’avvocato Pappadia ha insistito: «Il tema era valido?», ma il carabiniere ha spiegato che «è rimasto sullo sfondo e che il movente erano le risse». Si è parlato anche di due gruppi contrapposti, quello facente capo agli imputati e quello dei ragazzi marocchini. E ha aggiunto che le indagini, condotte in quel caso dalla compagnia carabinieri di Alatri, hanno portato a escludere la pista della droga. Il luogotenente ha poi chiarito che è di 39 secondi il tempo tra l’ultimo fotogramma dello scooter (con i killer a bordo) che entra al Girone e il primo che ne immortala la fuga. Al che il presidente, il giudice Francesco Mancini ha chiesto se fossero sufficienti. «È compatibilissimo», la replica.

La difesa ha insistito, con le domande, su altri particolari dalle scarpe indossate da Mattia quel 30 gennaio, ai movimenti “anomali” di una vettura poi indicata come C3 che compie un percorso ritenuto compatibile a quello che avrebbero fatto Roberto e Mattia al momento dell’accensione dei cellulari. Il sottufficiale ha detto che «Mattia lo riaccende alle 20.49 e 29 secondi e aggancia la cella di Montelungo, Roberto alle 20.50 e 4 secondi e aggancia la cella di via delle Orchidee». Ciò confermerebbe la tesi dell’accusa sul percorso della fuga. Ma sul punto c’è stata la contestazione della difesa sulla base di un documento della Wind sulla copertura delle antenne ad Alatri. Altro elemento evidenziato dal teste è la mancata geolocalizzazione del cellulare di Mattia. Si è parlato pure dell’hardisk sul quale sarebbero state registrate le immagini della videosorveglianza della casa dei nonni di Mattia e sulla pista che ha portato i carabinieri a perlustrare (senza successo) il lago di Canterno alla ricerca della pistola, la “papera morta”. Quindi l’accenno a un «Mattia nervoso» per quanto avevano dichiarato i familiari ai carabinieri, sulla seconda utenza dell’ex fidanzata Beatrice, anche se, sul punto, a lungo incalzato, il carabiniere ha spiegato che la ragazza si era dotata di un altro telefono dopo il sequestro del primo.

Infine, la difesa ha sollevato un’eccezione di inutilizzabilità del video girato dai carabinieri per ricostruire il percorso dello scooter per arrivare sul luogo del delitto. Gli avvocati ne hanno contestato la mancata messa a disposizione della difesa chiedendo, tutt’al più, alla Corte di disporre un esperimento giudiziale «sotto il governo di un giudice». Il pm Ricca ha chiesto di respingere l’eccezione ma si è detta d’accordo sull’esperimento giudiziale. La Corte si è riservata.

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