Spazio satira
Ceccano
22.09.2024 - 15:29
Sarebbe una scelta dolorosa, oltre che incomprensibile, per tutti i fedeli di tre grandi parrocchie ceccanesi: quelle di San Giovanni Battista, San Nicola e Sacro Cuore. L’annunciato trasferimento di don Tonino Antonetti, arciprete della Collegiata di San Giovanni, è stato accolto con «un misto di dolore, rabbia e frustrazione» dalla comunità dei parrocchiani, che hanno deciso di scrivere una lettera al vescovo diocesano Ambrogio Spreafico, nella speranza che possa rivedere il provvedimento. «Una scelta, quella di separare un padre dai suoi figli e il pastore dal suo gregge – si legge nella missiva - che come comunità non comprendiamo. Una decisione secondo noi brutale e contro ogni logica di fede, ma soprattutto d’amore».
Quindi, i parrocchiani rivolgono al vescovo una serie di accorate domande; «Perché allontanarci? Perché smantellare una comunità coesa, in cui bambini, donne e uomini camminano insieme in un percorso di crescita di fede? Perché creare una frattura dove ogni cosa è illuminata dalla fede in Dio? Capiamo la necessità di portare il bene, il seme della speranza e della crescita in Cristo nelle comunità parrocchiali dove tutto ciò non c’è o scricchiola – osservano i fedeli - ma non comprendiamo perché farlo a danno di quelle realtà che “funzionano”». La lettera cita anche il Diritto canonico e «la regola del “turn over” dei sacerdoti ogni 9 anni, ma come mai questo esercizio burocratico- sottolineano i parrocchiani - arriva adesso e con queste modalità? Ci sono parrocchie in cui il sacerdote è li da decenni e non viene toccato da un provvedimento che, invece, una volta messo in atto dovrebbe interessare tutti».
Da qui, un attestato di stima e affetto nei confronti di don Tonino, «un instancabile portatore sano di Fede, un catalizzatore di umanità, un uomo che ha fatto del suo impegno di amore una vera missione da perpetuare giorno dopo giorno. Nel 2012 è arrivato nella chiesa di San Nicola per prendere nel 2015 anche la chiesa del Sacro Cuore e nel 2019 la chiesa madre di San Giovanni Battista. Ha creato in ciascuna di esse gruppi di persone con un profondo spirito di comunità. Ci ha sempre parlato di una Chiesa che cammina insieme alla sua comunità, che vuole ascoltarne le esigenza, che vuole ripartire dalla sua gente. Ci ha parlato di fratellanza e unione. E questa Chiesa, che anche lei rappresenta, che cosa fa? Allontana, divide, lacera. La sua missione dovrebbe essere quella di incentivare la fratellanza, contribuendo proprio a fare comunità, non ridurla a brandelli».
La lettera inviata a monsignor Spreafico si chiude con una speranza: «Quello che auspichiamo adesso è l’ascolto, da parte sua e dell’Istituzione che rappresenta. Non siate sordi alle esigenze della gente, della comunità. Siamo sempre stati vicini a Lei e al suo operato e mai ci saremmo aspettati di dover fronteggiare un momento così duro, che quasi si fa espressione di una durezza del cuore, ma sappiamo per certo che la sua forza sta nella bontà e nell’umanità che ha sempre dimostrato a noi fedeli. Ecco perché le chiediamo di ascoltarci». Quasi una supplica la richiesta di «rivedere questo provvedimento tanto oscuro quanto burocratico, per dare un’importante testimonianza di fede a noi tutti che, ogni giorno, ad essa ci aggrappiamo. Ci dia prova che la Chiesa, quella in cui crediamo e da cui non vorremmo essere così profondamente delusi , è un tempio di costruzione e non di distruzione». Intanto,
l’’intera comunità dei fedeli sta promuovendo una raccolta di firme da inviare al vescovo per testimoniare «che siamo in tanti ad implorarla di ascoltarci per lasciare ancora tra noi don Tonino, la persona che ci guida con tanto amore».
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