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Cassino

Stellantis riapre, i dubbi restano

Dopo il lunghissimo periodo di ferie forzate ieri gli operai sono tornati in fabbrica: 600 quelli in Cig a rotazione. I sindacati firmano un pre-accordo per i Cds anche in altri reparti: ecco i motivi. Indotto? Rischio licenziamenti

Stellantis riapre, i dubbi restano

Operai in uscita dallo stabilimento cassinate

Cancelli di nuovo aperti e operai quasi disabituati a varcare quei “confini” dopo 47 giorni di ferie forzate, una vacanza - per modo di dire - partita il 31 luglio e terminata ieri mattina.
Alle 6 tutti i “convocati” erano davanti ai tornelli per affrontare una giornata lavorativa che ha prodotto circa 170 autovetture con un impostato dichiarato a 195. Gli altri? In cassa integrazione a rotazione. E sono circa 600 su 2.560, quest’ultimo il numero di lavoratori rimasto all’interno dello stabilimento tra fuoriuscite incentivate e pensionamenti.

Cancelli di nuovo aperti, dunque, e operai in movimento verso la fabbrica, costretti al turno unico ormai da gennaio, ma per viaggiare in quale direzione? Le incertezze superano ormai le certezze e i sindacati non fanno altro che ripeterlo. Anche perché la situazione generale è talmente complicata che è stato necessario firmare un pre-accordo per i contratti di solidarietà anche nei reparti finora non scalfiti dagli ammortizzatori sociali dal momento che erano al servizio anche di altre fabbriche.
«Tutto lo stabilimento era in Cds tranne il reparto Presse e una parte del reparto Plastica - spiega il segretario provinciale Fim Cisl Mirko Marsella - perché non lavorano solo per Cassino ma anche in parte per la Sevel di Atessa e in parte per lo stabilimento di Pomigliano. Siccome negli ultimi mesi anche in queste due realtà sono scesi i volumi, siamo stati costretti a firmare un pre-accordo con l’azienda, in attesa di essere chiamati dal ministero per la firma definitiva, per inserire anche questi lavoratori di Presse e una parte della Plastica nei contratti di solidarietà. Con questi volumi è impossibile far lavorare tutti ogni giorno».

E passando dalla fabbrica all’indotto lo scenario si colora di tinte ancora più fosche.
«Ci sono diverse aziende, non solo di servizi, che hanno gli ammortizzatori sociali in scadenza - continua Marsella - senza interventi ci saranno inevitabilmente i licenziamenti. La situazione è abbastanza delicata per cui già da tempo stiamo chiedendo degli ammortizzatori sociali speciali per il settore automotive e per tutte le aziende dell’indotto. C’è una rivoluzione che è quella legata alla transizione ecologica, col passaggio dal motore endotermico a quello completamente elettrico, che sta causando delle perdite notevoli di posti di lavoro. Questa transizione andava accompagnata da precise politiche industriali da parte dei vari governi, ora siamo arrivati al limite o si interviene o si rischiano perdite ulteriori di posti di lavoro».

La Fiom-Cgil continua a chiedere un appuntamento in sede governativa dal momento che le prospettive sembrano inesistenti nonostante nel 2025 e nel 2026 siano previste le versioni elettriche di Stelvio e di Giulia. «Non so fino a quando reggeremo perché gli ammortizzatori sociali finiranno a dicembre per tutti». Tuona Donato Gatti segretario Frosinone-Latina della Fiom-Cgil. «Richiediamo con forza un tavolo col presidente del consiglio Meloni e l’ad Tavares per avere ammortizzatori sociali aggiuntivi e ulteriori produzioni rispetto a quelle annunciate. Se a Cassino ci fosse stato l’ibrido ci avrebbe meglio accompagnato alla transizione ecologica, così con l’elettrico che non si vende e l’endotermico in affanno, siamo in seria difficoltà». Produzioni e occupazione continuano ad assottigliarsi nella fabbrica come nell’indotto e l’allarme è talmente alto che anche la consulta dei sindaci del Cassinate vuole giocare un ruolo determinante in questa difficile partita cercando di far sentire il proprio peso. Dopo un primo incontro ora la seconda tappa è fissata al 25 settembre.

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