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Giudiziaria

Yirel, si è aperto ieri il processo. Prima udienza a carico di Sandro Di Carlo

L'operaio è accusato di aver ucciso la trentaquattrenne. L'imputato non era presente. Le difese hanno avanzato la richiesta di una perizia collegiale per valutare le sue capacità

Yirel, si è aperto ieri il processo. Prima udienza a carico di Sandro Di Carlo

Ha scelto di non comparire alla prima udienza del processo che lo vede imputato per l'efferato omicidio di Yirel. La famiglia della vittima invece, presente insieme a una delegazione del Governo della Repubblica Dominicana, ha atteso che Sandro Di Carlo - l'operaio di 27 anni di Cassino arrestato per la morte della trentaquattrenne - entrasse in aula. È stato il presidente della Corte d'assise Claudio Marcopido, dopo il giuramento dei giudici popolari, a confermare la sua assenza, dando la parola alle parti. Così si è dato il via ieri mattina al processo per il delitto di via Pascoli.
Ammessa la costituzione di parte civile, richiesta dall'avvocato Marco Rossini che rappresenta la famiglia, per i tre figli piccoli della vittima. Quella della madre era avvenuta già a gennaio. Quindi la parola è passata ai legali dell'imputato, rappresentato dagli avvocati Vittorio e Sandro Salera e Alfredo Germani.

Le accuse e le richieste
Yirel Peña Santana, 34 anni di origini dominicane, è stata uccisa con diverse coltellate dopo essere stata picchiata lo scorso 27 maggio in un appartamento di via Pascoli, a Cassino. Uno dei fendenti andati a segno le avrebbe perforato il polmone: trovata, qualche ora dopo, in un lago di sangue. A indirizzare le indagini su Di Carlo - che si è sempre detto innocente - è stata un'impronta insanguinata isolata dalla polizia scientifica sul muro della stanza da letto della vittima.

Fondamentali nell'attività di indagine gli abiti ancora sporchi e il contenuto dei cellulari sequestrati. Un'indagine lampo, svolta dagli agenti della squadra mobile, dai colleghi del commissariato e della scientifica in pochissimo tempo. Di Carlo è stato arrestato di ritorno da Roma con le scarpe ai piedi ancora macchiate del sangue della dominicana, secondo gli inquirenti. Il giovane, accusato di omicidio aggravato, ha subito negato: ha spiegato di essersi recato nell'appartamento di Yirel, di aver dimenticato un oggetto e di essere tornato indietro ma, quando ha aperto la porta appena socchiusa, la ragazza era già in un lago di sangue: ecco il perché dell'impronta lasciata in camera. Avrebbe avuto paura e sarebbe fuggito.

Nei suoi confronti è stato chiesto un giudizio immediato. Durante l'incidente probatorio è poi emerso un vero contrasto sulla sua capacità di intendere e volere tra le opinioni del professore Ferracuti, perito del gip, e del professor Mastronardi, consulente tecnico delle difese. Quindi la richiesta di Vittorio Salera e Alfredo Germani di un abbreviato condizionato a una nuova perizia psichiatrica, da affidare - questa volta - a un collegio di tre medici per stabilire in modo univoco le sue capacità. Istanza rigettata, ma solo in quella fase. Non è escluso (come già spiegato dal gip) che possa essere eseguita durante il dibattimento: ed è proprio questa la richiesta avanzata da Salera e Germani ieri in aula, oltre alla derubricazione del reato da omicidio aggravato a semplice.

Le difese, in merito alla perizia psichiatrica collegiale volta a dimostrare l'incapacità di intendere e di volere dell'imputato, hanno infatti sostenuto che già negli anni precedenti Di Carlo «avrebbe mostrato segni di patologia mentale, accertata anche da sentenze del tribunale di Cassino». Hanno poi rilevato che «solo una perizia collegiale potrebbe dirimere il contrasto tra le opinioni dei professori Mastronardi e Ferracuti». Il pubblico ministero, il dottor Mattei, si sarebbe dichiarato favorevole a tale richiesta e la parte civile, rappresentata dall'avvocato Rossini, si è rimessa alla Corte. La riserva sulla ammissione della perizia collegiale sarà sciolta alla prossima udienza fissata al 12 aprile .

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