Spazio satira
La testimonianza
12.03.2024 - 17:00
Antonio, un giovane che si trovava vicino allo Shake bar la sera della sparatoria, intervistato da una troupe della trasmissione Mediaset Pomeriggio Cinque
Poche, pochissime persone sedute ai tavoli dello Shake bar. I dipendenti del locale di via Aldo Moro, gli stessi che lavoravano sabato sera al momento della sparatoria, sono ancora visibilmente scossi e non hanno voglia di parlare. Così come il personale dei locali vicini, che vorrebbe soltanto voltare pagina e dimenticare. Ma quella che ha trasformato un qualunque sabato sera in un momento di terrore è una scena difficile da dimenticare. Davanti al locale, nel pomeriggio di ieri, le telecamere di Mediaset e qualche curioso.
C'è anche Antonio, 22 anni, che sabato sera era in un bar dall'altro lato della strada. «Vedo arrivare in velocità un'auto bianca che attira la mia attenzione e subito dopo sento alcuni spari – racconta – All'inizio sembravano petardi. Ma poi mi sono avvicinato al punto dal quale proveniva il rumore e ho visto le persone a terra sanguinanti». Ricorda di aver notato l'auto dalla quale sono scese le persone coinvolte nella vicenda. Era rimasta in moto e con gli sportelli aperti. Poco dopo i colpi e quei corpi a terra.
«Quando li ho visti ho collegato. Quei rumori erano colpi di pistola. In attesa delle ambulanze e della polizia già si poteva immaginare che la persona più grave non ce l'avrebbe fatta. Da lì non ho più capito nulla e ricordo un viavai di forze dell'ordine fino a quando non è finito tutto». Il giovane torna, poi, sul ricordo dell'auto. «Ha attirato la mia attenzione per la modalità con cui si è fermata e per il modo in cui si sono mossi gli occupanti. Ma certamente era difficile immaginare che di sabato sera, in un bar al centro di Frosinone si potesse verificare una scena che in vita mia ho sentito soltanto raccontata. Non credevo che potesse accadere davanti ai miei occhi.
Sono immagini che non si possono togliere dalla mente facilmente e soprattutto sono situazioni che non ci si aspetta si possano verificare in una città come Frosinone». Antonio, originario di Napoli, racconta poi di essersi trasferito con la famiglia, in quella che riteneva una città sicura, proprio per stare lontano da situazioni legate a criminalità e droga. «Invece – dice – qui vedo le situazioni che avevo sentito nei racconti dei miei genitori».
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