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Il caso

La frana ai piedi dell'ospedale torna a fare paura

Non è chiaro a chi spetti mettere in sicurezza il versante della collina. Il geologo Marchione: la strada va chiusa

La frana ai piedi dell'ospedale torna a fare paura

La frana vicino alla rampa d'accesso all'ospedale

La frana ai piedi dell'ospedale torna a suscitare apprensione. Ieri mattina, complici anche le piogge degli ultimi giorni, ai cittadini che scendevano dal vicino comune di Pescosolido il movimento franoso, che è lì dal maggio del 2023, è apparso più esteso. L'anno scorso la protezione civile di Sora fece alzare in volo un drone per visionare dall'alto lo smottamento del terreno. Dall'ufficio tecnico del Comune spiegano che l'area non è di competenza dell'ente. La stessa cosa fa la Asl di Frosinone, che annuncia che oggi farà comunque un sopralluogo nella zona. Il problema potrebbe dunque ricadrebbe sui privati proprietari dei terreni coinvolti che gli uffici di corso Volsci si dicono pronti a individuare per intimare loro di procedere con la messa in sicurezza delle rispettive proprietà.

Abbiamo contattato il geologo Manuele Marchione per avere un parere tecnico sulla frana. E lui è venuto sul posto. «Adesso, con la stagione invernale e quindi con l'assenza di vegetazione, si può osservare meglio a occhio nudo, a distanza di circa ducento metri, il movimento franoso registrato lo scorso anno - ha detto il dottor Marchione - Da dove mi trovo, si può vedere uno scoscendimento con colamento superficiale in atto, comunque una parete del fronte di frana abbastanza verticale soggetta ad arretramento. Un rischio a monte c'è. Le distanze precise non possono essere apprezzate da questa distanza. In ogni caso, ritengo che dei provvedimenti andrebbero presi nell'immediato.

È una situazione che a mio parere non può rimanere così. Ci vogliono ovviamente dei rilievi tecnici più approfonditi per poter dare una risposta più esatta».
Il tecnico ha spiegato come si comportano le frane: «Per riassumere il fenomeno: ci sono delle forze resistenti e delle forze spingenti, quando le ultime superano le prime c'è il movimento franoso. La frana tende ad arretrare come quella che vediamo. Ora c'è il coronamento della frana, quello che è a monte, che come si può vedere è una parete verticale. Non avendo più la pressione di confinamento, è maggiormente soggetta a franare».

Quanto al materiale coinvolto nello smottamento, il geologo ha concluso: «È una ghiaia in matrice argillosa, probabilmente è un conglomerato alterato».
A quasi un anno dalla frana, non si è ancora giunti a individuare una soluzione. Né chi debba intervenire per mettere in sicurezza il versante del colle e la strada che vi corre sopra.

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