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L'analisi

Le strade dei rifiuti. Dal Nord Italia fino all'Austria. Dove finisce l'immondizia prodotta in Ciociaria

Le decisioni degli ultimi anni per scongiurare l'emergenza. La Saf: «La soluzione non è solo la discarica, ai Comuni presenteremo alternative»

Le strade dei rifiuti. Dal Nord Italia fino all'Austria. Dove finisce l'immondizia prodotta in Ciociaria

L'impianto Saf di Colfelice

Il punto di partenza di ogni ragionamento è che la tariffa applicata nel 2023 è quella approvata dalla Regione Lazio con una determinazione del 22 marzo dello scorso anno. E che tale tariffa è stata definita sulla base dei costi a consuntivo del 2020.

Le diverse "voci"
Fabio De Angelis, presidente della Saf, spiega: «Occorre innanzitutto rilevare che nell'anno 2020, nei primi sei mesi, era funzionante la discarica di Roccasecca, limitrofa all'impianto Saf, nella quale venivano conferiti i sovvalli e gli scarti di lavorazione dei rifiuti solidi urbani, trattati nel nostro impianto. Con la chiusura della discarica di Roccasecca la Saf è stata autorizzata dalla Regione Lazio a conferire i propri scarti di lavorazione alla discarica Ecologia Viterbo, agli impianti di Peccioli, in provincia di Pisa, ed Atri, in provincia di Teramo, con un aumento dei costi sia per lo smaltimento che per il trasporto. Tale condizione ha determinato un extracosto di circa 30 euro a tonnellata, non presente nell'attuale piano tariffario».

Prosegue De Angelis: «Anche il costo di recupero energetico è aumentato. Mi riferisco al costo sostenuto nel 2020 per il termovalorizzatore di San Vittore del Lazio: 127,20 euro a tonnellata. Mentre il costo nel 2023 è di 140 euro a tonnellata, oltre a 8,20 euro per il trasporto, con un incremento pari a 21 euro a tonnellata. Inoltre è stato deciso dalla precedente "governance" di garantire lo smaltimento del Cdr-Css prodotto dal nostro impianto con la stipula di contratti dedicati a tale scopo, in particolare con A2A, impianto di Brescia ed Hera Ambiente per un costo complessivo, sostenuto per il trasporto e il recupero energetico, non ancora inserito in tariffa, di circa 50 euro a tonnellata».

Conclude Fabio De Angelis: «La soluzione non è solo la discarica. Ai Comuni presenteremo soluzioni alternative per ridurre i costi, grazie all'impegno dei colleghi del cda Mauro Buschini e Antonella Galante. Ad esempio, migliorando il nostro Css-Cdr avremo la possibilità di abbattere il costo del conferimento ai termovalorizzatori. È evidente che le risposte le attendiamo dalla nuova giunta della Regione Lazio che sta lavorando al nuovo Piano rifiuti».

Insomma, il presidente Fabio De Angelis ha voluto fare un punto preciso della situazione, ripercorrendo le varie tappe che hanno portato al conguaglio e le scelte che la Saf ha dovuto effettuare in questi anni per scongiurare l'emergenza rifiuti. Inoltre ha tracciato una possibile rotta per il futuro, sottolineando la necessità di una strategia articolata: «La soluzione non è solo la discarica».

Cosa succede adesso
In questo momento le diverse tipologie di rifiuti prodotti in provincia di Frosinone prendono strade diverse per lo smaltimento: dalla Lombardia (Brescia e Bergamo) alla Toscana, dal Veneto all'Abruzzo. Ma c'è anche l'Austria tra le destinazioni finali. È chiaro che in futuro ci sarà un ulteriore conguaglio, perché quello attuale fa riferimento ad un periodo che va dal 2019 al 2022. Non ci sono gli anni 2023 e 2024, nei quali i costi sono inevitabilmente aumentati. E se la soluzione non è soltanto la discarica, non sfugge a nessuno che la situazione va considerata nel suo complesso. In provincia di Frosinone ma anche nel Lazio.

A gennaio la Provincia di Frosinone ha comunicato l'avvio della fase di valutazione delle osservazioni trasmesse dai Comuni sui siti potenzialmente idonei. Indubbiamente un passo avanti rispetto allo stallo degli anni passati, ma è chiaro che i tempi sono ancora molto lunghi per l'individuazione di un sito idoneo ad ospitare una discarica. Inoltre le competenze della scelta sono della Regione. E nel Lazio il problema dell'impiantistica è sul tavolo da tempo. A pesare è soprattutto la situazione di Roma, con scelte che non sono mai arrivate. Fabio De Angelis ha detto nei mesi scorsi: «Il Lazio conferisce in discarica il 20% dei rifiuti prodotti (peraltro soltanto il 5% nel territorio regionale). Per avere un'idea, è importante il raffronto con altre realtà.

In Lombardia finisce in discarica il 3,6% dei rifiuti, in Emilia Romagna il 5%. Parliamo di una materia assai delicata: a livello nazionale soltanto il 20% degli impianti progettati viene alla fine realizzato». Una tematica sicuramente impopolare. Ma la classe dirigente politica dovrà assumersi la responsabilità di una scelta.

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