Spazio satira
Il dato
19.02.2024 - 19:00
In Italia dopo il 2020, l'anno spartiacque del prima e dopo la pandemia, sono tornate ad aumentare le partite Iva, con una platea che è stabilmente sopra i 5 milioni. Tale ripresa però non riguarda tutte le categorie appartenenti al mondo del lavoro autonomo. Persiste infatti un calo di quelli che sono considerati autonomi "classici", vale a dire artigiani, commercianti e agricoltori.
A fotografare la situazione l'ufficio studi della Cgia di Mestre.
In provincia di Frosinone tra il 2014 e il 2022 sono scomparse 3.482 figure di questo tipo, pari a una diminuzione dell'11,4%. Se nel 2014, infatti, in Ciociaria si contavano 30.579 lavoratori autonomi "classici", nel 2019 si è passati a 28.262 con un ulteriore calo registrato nel 2022, in cui si è arrivati a 27.097.
Nello specifico la diminuzione degli artigiani è stata del 13,7%, passando dai 10.989 del 2014 a 9.755 nel 2019 a 9.486, per una perdita totale di 1.503 unità. La categoria dei commercianti ha registrato invece una perdita di 1.552 figure professionali, pari al 9,3%. Erano 16.718 nel 2014, 15.755 nel 2019 e 15.166 nel 2022.
Il calo degli agricoltori nel periodo preso in esame è stato invece del 14,9%, pari a -427, con 2.872 nel 2014, 2.752 nel 2019 e 2.445 nel 2022.
Il contesto
Come rileva la Cgia di Mestre le attività che costituiscono il cosiddetto lavoro autonomo "classico" in Italia rappresentano quasi il 75% per cento del totale dei lavoratori indipendenti, ma sono in costante diminuzione.
Dal confronto tra il 2014 e il 2022, il più esteso arco temporale che i dati Inps cui si riferisce lo studio consentono di monitorare, il numero complessivo delle tre categorie analizzate è sceso di 495.000 unità. Gli agricoltori sono diminuiti di 33.500 unità, pari al 7,5%, i commercianti di 203.000, pari al -9,7%e gli artigiani addirittura di quasi 258.500, pari al 15,2%.
«Il crollo del numero degli artigiani e dei piccoli commercianti è ormai visibile a occhio nudo – dichiara il segretario della Cgia, Renato Mason – Nelle città e nei paesi di periferia è sempre più in aumento il numero delle botteghe e dei negozi chiusi definitivamente. Va evitato tutto ciò – aggiunge –perché questa desertificazione abbassa notevolmente la qualità della vita di tutti noi».
Le differenze
Il crollo del numero degli artigiani, dei commercianti e degli agricoltori ha interessato tutte le regioni, ma in particolare le Marche, che segnano una diminuzione del 17,2%, il Piemonte a -15,5%, l'Emilia Romagna e il Molise, entrambe -15,1%, seguite da Umbria (-14,9 per cento) e Veneto (-14,8 per cento).
Il Lazio ha registrato nel 2022 un calo dell'8%, per una perdita in termini assoluti di 26.467 figure professionali, passando da 331.989 nel 2014 a 315.191 nel 2019 a 305.522 nel 2022.
Come si legge ancora nel documento redatto dalla Cgia, a livello di ripartizione geografica la contrazione più pesante si è registrata nel Nordest, dove si è registrata una perdita del 14,1%. Seguono il Nordovest, con -14%, il Centro, in cui si è registrato un calo del 12,5% e, infine, il Mezzogiorno, al -6,9%.
A livello provinciale, invece, le realtà più colpite dal calo degli autonomi classici sono state Vercelli (-21,6%), Massa-Carrara (-20,1%), Biella (-19,4%), Alessandria (-19,3%) e Rovigo (-18,3%). Unica eccezione tra le 103 province d'Italia monitorate, con una variazione positiva, Napoli, che registrato un aumento di queste figure professionali dello 0,6%.
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