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La vicenda

Maurizio Cocco in carcere in Costa d'Avorio. Gli avvocati scrivono una lettera

L'ingegnere Cocco da giugno del 2022 è detenuto nella casa circondariale di Abidjan in Costa d'Avorio. L'appello dei legali Pasquale Cirillo e Angelo Testa ai vertici dello Stato

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L'ingegnere Maurizio Cocco con la moglie Assunta Giorgilli

Hanno scritto al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, al presidente del consiglio dei ministri Giorgia Meloni, e ai ministri della giustizia Carlo Nordio, degli affari esteri Antonio Tajani e degli interni Matteo Piantedosi, oltre che all'ambasciatore e al console d'Italia ad Abidjan, rispettivamente Arturo Luzzi e Giovanni Fedele, chiedendo un loro intervento. In una lunga missiva, gli avvocati Pasquale Cirillo e Angelo Testa, chiedono un intervento per tutelare i diritti dell'ingegnere Maurizio Cocco, 61 anni, di Fiuggi, arrestato a giugno del 2022 e tradotto nel centro penitenziario e correzionale di Abidjan.

I legali sostengono che siano state violate numerose norme processuali: «l'ingegnere Cocco è tuttora illegittimamente trattenuto nel carcere di Abidjan e né lui né il suo difensore sono stati invitati a formulare osservazioni in merito ad un'ipotetica richiesta di proroga della detenzione rivolta alla Camera Investigante». Al momento dell'arresto, gli è stata contestata l'associazione per delinquere finalizzata al traffico internazionale di stupefacenti o sostanze psicotrope, riciclaggio di denaro. Accuse per le quali l'ingegnere è stato prosciolto. I magistrati hanno però contestato al sessantunenne la frode fiscale e tuttora è in carcere ad Abidjan, in Costa d'Avorio. Tanti gli appelli anche della moglie Assunta Giorgilli, e dei figli.

«A seguito della conclusione delle indagini, il Polo Criminale Economico e Finanziario di Comodì ha ritenuto di non dover procedere nei confronti del nostro assistito per i reati a lui contestati in relazione ai quali lo stesso Polo aveva emesso la misura custodiale - scrivono i due legali - Ciò nonostante, il Polo Criminale Economico e Finanziario di Comodì ha contestato all'ing. Maurizio Cocco una presunta frode fiscale. Di conseguenza, il nostro assistito è stato trattenuto in carcere. Quanto alla presunta frode fiscale, come detto contestata al nostro assistito solo dopo la chiusura delle indagini, non risulta agli atti del giudizio alcuna denuncia da parte dell'Organo competente che attesti i fatti contestati per frode fiscale da parte dell'amministrazione, ragion per cui il mantenimento della misura cautelare appare pretestuosa, oltre che illegittima. Peraltro, com'è ben noto, le condizioni di vita dei prigionieri nel principale penitenziario di Abidjan, la Casa circondariale d'arresto e detenzione, sono deplorevoli ed in totale violazione dei diritti umani. Si tratta di una struttura progettata per ospitare 1.500 persone, ma che attualmente conta più di 12.000 residenti. Sul punto, si ricorda che, come è ben noto, HRW, Amnesty International (AI) e USDOS hanno dato atto che le condizioni carcerarie sono estreme e pericolose a causa di cibo insufficiente, sovraffollamento eccessivo, condizioni sanitarie inadeguate, infezioni virali e batteriche diffuse e sostanziale mancanza di cure mediche».

Gli avvocati Testa e Cirillo fanno, inoltre, presente «che l'Ambasciata italiana si è recata solamente due volte in diciannove mesi presso il penitenziario di Abidjan per sincerarsi delle condizioni di salute nonché psicologiche dell'ing. Cocco che, peraltro, di recente ha avanzato espressa richiesta di aiuto sanitario ed economico che, tuttavia, è risultata priva di riscontro».

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