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Processo Mollicone

Serena, consulenze sotto la lente. «Dichiarazioni di Tuzi coerenti e accurate»

Volpini e Regimenti ascoltate per ore. Focus sulle dichiarazioni di Tuzi ritenute coerenti. Il medico legale di parte civile rilancia: «Poteva essere salvata»

Serena, consulenze sotto la lente. «Dichiarazioni di Tuzi coerenti e accurate»

Una delle udienze che si sta celebrando in Corte d'appello a Roma per il processo Mollicone

Nuova udienza d'appello per il processo Mollicone, protagoniste ancora le consulenze. Volpini e Regimenti - consulenti di parte civile - sono state ascoltate a lungo, focalizzando l'attenzione sulle dichiarazioni di Santino Tuzi, ritenute «accurate e coerenti» e su un altro elemento emerso già in primo grado: «Serena poteva essere salvata».
Proprio il medico legale Luisa Regimenti ha riportato in aula quanto già fortemente sostenuto: le lesioni al cranio non sarebbero state mortali e il corpo avrebbe raccontato un'agonia di diverse ore. «La ragazza ha trascorso dalle 3 alle 6 ore prima di essere finita con il cerotto che le ha ostruito le vie respiratorie» ha affermato.

Per il medico legale Fontecupa non può essere il luogo in cui è stata uccisa «perché non ci sono sul corpo né sui bendaggi che la avvolgevano elementi riconducibili al bosco». Anche la criminologa e psicologa forense Laura Volpini ha ribadito quanto già esposto nell'aula di Corte d'assise di Cassino, sottolineando «l'accuratezza delle testimonianze»: per la professionista la dichiarazione di Tuzi del 2008 è da considerarsi la più genuina. Analizzando sia i verbali che le registrazioni audio delle sit, Tuzi «non mette mai in discussione di aver visto entrare in caserma una ragazza» spiega. E il suo ricordo «non avrebbe subito discrasie».

Elemento invece fortemente contestato dall'avvocato Marsella, della difesa Mottola. La dottoressa Volpini si sofferma anche su un altro "nodo" già oggetto di accese battaglie: l'altezza di Serena che Tuzi avrebbe riferito essere uguale a quella di Guglielmo. Proprio l'altezza della studentessa è stata centrale nella testimonianza di due amiche: mostrando una foto che le ritraeva insieme, a finire sotto la lente ancora una volta l'altezza della ragazza, importante nella analisi della dinamica dell'impatto del cranio contro la porta, come ipotizzato dalla procura. Porta che non sarebbe l'arma del delitto per la difesa dei Mottola, assolti con formula piena insieme a Quatrale e a Suprano in primo grado. Si torna in aula a febbraio.

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