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L'inchiesta

Omicidio di Kelvin Mene, il Ris si mette all'opera

eri l'incidente probatorio nell'abitazione in cui il nigeriano potrebbe essere stato accoltellato a morte. Accertamenti alla ricerca di tracce ematiche o genetiche

Omicidio di Kelvin Mene, il Ris si mette all'opera

Il maggiore del Ris Cesare Rapone con il tenente dei carabinieri di Frosinone Massimo Petrosino FOTO MASSIMO SCACCIA

Ieri mattina è stata la volta del Ris all'interno dell'appartamento in cui potrebbe esser stato accoltellato a morte il nigeriano Kelvin Mene.
Intorno alle 10.30 il maggiore Cesare Rapone, così come disposto dal gip Antonello Bracaglia Morante, ha iniziato le operazioni per l'incidente probatorio alla ricerca di tracce ematiche e genetiche all'interno dell'appartamento di via Ferrarelli. Gli accertamenti sono andati avanti per ore allo scopo di comparare i risultati con gli indumenti sequestrati alla vittima e, eventualmente, con i profili genetiche delle indagate. Sono, infatti, due le persone iscritte nel registro degli indagati nel procedimento aperto per omicidio. Si tratta della fidanzata di Mene, resasi subito dopo il fatto irreperibile, e della moglie dell'uomo che lo ospitava proprio in via Ferrarelli.

Sul posto sono arrivati anche i carabinieri della compagnia di Frosinone che stanno conducendo le indagini sul ferimento del 6 ottobre. Mene, da quanto emerso finora, è stato trovato a terra, in strada, sanguinante da alcuni passanti che hanno allertato le forze dell'ordine. Anche una delle nigeriane ha dichiarato di aver allertato i soccorsi. In un primo momento Mene aveva dichiarato ai carabinieri di essersi ferito da solo. Una versione che non ha mai convinto i militari dell'Arma che, infatti, hanno battuto altre piste.

Lo scenario è poi completamente cambiato dodici giorni dopo il ferimento quando, il 18 ottobre, Mene, ricoverato all'ospedale Fabrizio Spaziani, è deceduto. La procura ha cominciato a indagare per omicidio e ha disposto sul corpo della vittima l'esame autoptico.
E così gli accertamenti si sono concentrati sulle due connazionali come anche sui telefoni cellulari per ricostruire pure le ultime ore di vita dell'uomo. Occorre capire in che contesto sia maturato il ferimento. E se dietro possa esserci dell'altro o semplicemente una lite.
Vana finora è stata la ricerca dell'arma del delitto. Si ipotizza che sia stato colpito con un oggetto tipo forbici, punteruolo o coltello. Trovare l'arma consentirebbe di aver delineato più chiaramente un altro aspetto fondamentale della vicenda.

La procura, che indaga con il sostituto Beatrice Neroni, aveva chiesto di procedere con gli accertamenti non ripetibili all'interno della casa di via Ferrarelli. E aveva fissato la data al 3 novembre. Solo che i difensori delle due donne hanno presentato al giudice per le indagini preliminari un'istanza per l'incidente probatorio, ritenuta dagli stessi una misura di maggior garanzia. E così è stato dato affidamento al maggiore del Ris per i rilievi all'interno dell'appartamento di Frosinone e per procedere alla ricostruzione della scena del crimine.

Un lavoro certosino quello condotto, ieri, dal Ris che si è protratto per riverse ore, alla presenza anche degli avvocati delle parti interessate agli accertamenti, i legali Pierluigi Taglienti, Alfredo Frasca e Paola Fedele. Le verifiche potrebbero indirizzare le indagini sulla base dei risultati che verranno comunicati tra 90 giorni. Fondamentale risulteranno le eventuali tracce che si riusciranno a isolare all'interno della stanza e le comparazioni con i profili genetici delle indagati e con le tracce ematiche degli abiti indossati dal nigeriano il giorno in cui fu colpito.

Domani, nel frattempo, si discuterà davanti al tribunale del Riesame il ricorso presentato contro il sequestro proprio degli indumenti del nigeriano. Altre obiezioni sollevate dalle difese avevano riguardato l'autopsia, ma su questo fronte il gip aveva rigettato le richieste difensive.

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