La seconda udienza del processo d'appello per il caso aperto sulla morte di Serena Mollicone, strappata alla vita troppo presto, lasciata morire soffocata e abbandonata nel bosco dell'Anitrella tra i rifiuti. Sabato avrebbe compiuto 41 anni.
Spazio questa mattina ai consulenti tecnici, di tutte le parti: da poco ha iniziato la sua escussione la dottoressa Cattaneo.
Nella scorsa udienza, infatti, la Corte d'assise d'appello ha deciso di richiamare in aula - per approfondimenti su passaggi cruciali ed elementi specifici - tutti i consulenti: sarà una battaglia legale ancora una volta giocata sul campo della scienza. Presenti in aula Franco e Marco Mottola e Suprano.
Meno di un mese. Tanto è servito per tornare in aula. E oggi si riparte, con la stessa forza e la stessa determinazione dello scorso 25 ottobre, data di inizio del processo d'appello per il caso aperto sulla morte di Serena Mollicone. Strappata alla vita troppo presto, lasciata morire soffocata e abbandonata nel bosco dell'Anitrella tra i rifiuti. Sabato avrebbe compiuto 41 anni.
Spazio questa mattina ai consulenti tecnici, di tutte le parti. Nella scorsa udienza, infatti, la Corte d'assise d'appello ha deciso di richiamare in aula - per approfondimenti su passaggi cruciali ed elementi specifici - tutti i consulenti: sarà una battaglia legale ancora una volta giocata sul campo della scienza. Poi, come già annunciato, di volta in volta si deciderà quali tra i quarantaquattro testimoni proposti dal procuratore generale potranno essere ascoltati: questo il passaggio dirimente per la stessa accusa. E per le parti civili. Ma non per le difese degli imputati, assolti tutti in primo grado con formula piena.
La sentenza di primo grado
Il 15 luglio del 2022 la Corte d'assise di Cassino ha assolto con formula piena la famiglia Mottola - l'ex maresciallo Franco, la moglie Anna Maria e il figlio Marco - Vincenzo Quatrale e Francesco Suprano per l'omicidio di Serena Mollicone. Una sentenza letta tutta d'un fiato dal presidente Capurso, dopo otto ore di camera di consiglio e un processo lungo e complesso, non solo da un punto di vista emotivo. Ben 55 udienze dal 19 marzo del 2021, traslate all'università a causa della pandemia. Poi nel palazzo di giustizia di piazza Labriola. Rallentate dal Covid, ma non nell'intensità.
Quasi 140 testimoni chiamati a raccontare dopo vent'anni dettagli preziosi, a volte difficili, ma senza la presenza di papà Guglielmo, venuto a mancare il 31 maggio del 2020. Richieste durissime, quelle avanzate dalla pubblica accusa: per l'ex maresciallo Franco Mottola, 30 anni. Per Marco Mottola, ritenuto l'autore del colpo mortale, 24; 21 per Anna Maria. Per il luogotenente Vincenzo Quatrale chiesti 15 anni di reclusione per concorso in omicidio: l'ipotesi di istigazione al suicidio nei confronti di Santino Tuzi riformulata in omicidio colposo e per questo prescritta.
Per l'appuntato scelto Francesco Suprano, invece, la richiesta è stata di 4 anni per l'ipotesi di favoreggiamento. Per la procura, la porta dell'alloggio sfitto a trattativa privata resta l'arma del delitto contro cui Serena viene scaraventata dopo una lite avvenuta il primo giugno del 2001. Poi abbandonata nel bosco di Fonte Cupa e ritrovata due giorni dopo. La Corte d'assise di Cassino assolve in primo grado gli imputati.
La mancata sussistenza di indizi gravi, precisi e concordanti per cui «possa ritenersi provata, oltre ogni ragionevole dubbio, la commissione da parte degli imputati della condotta omicidiaria»: questo il cuore delle motivazioni. Poi il ricorso proposto dalla procura: nei motivi d'appello è stato chiesto che la sentenza di primo grado nei confronti dei Mottola, di Quatrale e Suprano venga riformata, sottolineando come per la pubblica accusa la motivazione della Corte d'assise sia in parte «illogica» e in parte «contraddittoria».
Oggi in aula
Si parte con i consulenti tecnici (i massimi esperti nei diversi settori: da Casamassima alla Cattaneo, passando per Magni, Pilli, Rapone, Sala; ma anche Bruzzone, Volpini, Lavorino, solo per citarne alcuni) a cui farà seguito l'escussione di possibili testimoni "laici". Come Tersigni, superiore di Santino Tuzi dopo il suo trasferimento dalla caserma di Arce, che potrebbe essere chiamato a riferire su quanto appreso dallo stesso brigadiere - il primo che indicò la presenza di Serena in caserma - prima delle ritrattazioni e della sua morte, su cui permangono ancora molti dubbi. Tersigni, nella discussione del pg di Roma, ha occupato un posto di assoluto rilievo.
C'è anche la richiesta di inserire una nuova prova nel processo d'appello: dopo il commento lasciato da un barbiere sul colore e taglio di capelli allora di Marco Mottola, la volontà di poter ascoltare Ramon Iommi (passaggio negato prima nell'ultima udienza). Proposta l'audizione di Carmine Belli, del padre ma anche di Emilio Cuomo; di Maria e Fabio Tuzi, figli del brigadiere.
Mentre per i consulenti è stata resa esplicita la volontà di riascoltarli tutti, per i testimoni laici la scelta verrà resa nota di volta in volta. Le udienze già in calendario potrebbero non bastare.