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L'inchiesta

Rapina alla sala slot. Ora si compara il Dna

La procura di Frosinone ha chiesto la comparazione delle tracce biologiche su casco e scooter. A carico del principale indiziato anche l'esame antropometrico

polizia

Comparazione del Dna ed esame antropometrico per ricostruire nei dettagli la rapina alla sala giochi Terrybell lo scorso 19 marzo. Per il colpo sulla Monti Lepini, fruttato 16.000 euro, si trova tuttora in carcere il frusinate Giovanni Magale, 40 anni, accusato di essere l'esecutore materiale del colpo ai danni della madre, in quei momenti nel locale, del presunto ideatore, per il quale, però, il tribunale del Riesame successivamente ha annullato l'arresto.

Decisivi, per l'adozione dell'ordinanza di custodia cautelare, lo scorso maggio, sono stati i filmati delle videocamere di sorveglianza e le dichiarazioni di un testimone che aveva notato gettare uno scooter nel fosso di via Vado del Tufo. Recuperato dai vigili del fuoco, il motociclo è risultato essere quello usato dal rapinatore. Notato aggirarsi con il casco indossato anche prima del colpo.

Su richiesta del difensore dell'indagato, assistito dall'avvocato Nicola Ottaviani, mercoledì, nel gabinetto di polizia scientifica di Roma avverrà la comparazione del Dna. La comparazione avverrà con le tracce biologiche rinvenute sul casco (i capelli) e sul ciclomotore, uno Scarabeo Aprilia privo di targa, recuperati nel fosso dove erano stati gettati. Nei giorni scorsi, invece, in carcere effettuato l'esame antropometrico sull'indagato per verificare se le sue caratteristiche fisiche (peso, altezza, profili occipitali) sono compatibili con le telecamere a circuito chiuso della sala giochi. L'indagato, dal canto suo, con forza continua a professarsi innocente. Due esami importanti per chiudere il cerchio nei confronti del principale indiziato per il colpo di marzo. Su di lui e sul complice, nel ruolo di ideatore del piano, si erano da subito concentrate le indagini della squadra mobile di Frosinone.

Il colpo è durato poco meno di 45 secondi. Il tempo per il rapinatore, con un caso integrale calato in testa, e pistola in pugno, di minacciare l'addetta alla sala, unica dipendente presente in quel momento, di consegnare il denaro custodito nella cassaforte, frutto degli incassi dei giorni precedenti, disinteressandosi, invece, del denaro nelle casse e frutto delle giocate della mattinata. Lungo il percorso gli agenti hanno recuperato indumenti, un casco integrale nero, un giaccone blu e una busta per la spesa colorata, secondo le accuse impiegati durante la rapina.

Il ciclomotore recuperato dai vigili del fuoco, uno Scarabeo Aprilia, risultava privo di targa. Ma gli agenti riuscivano a risalire all'intestatario dal numero di telaio. Il proprietario riferiva agli investigatori di averlo portato il mese precedente a farlo riparare da un conoscente, il quale, dopo un po', gli aveva proposto di venderlo a un terzo, risultato poi essere Magale. Da qui i primi sospetti su quest'ultimo.

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