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L'inchiesta

Nuovi accertamenti per l'omicidio di Kelvin Mene

Rinviato il sopralluogo del Ris nell'appartamento dove sarebbe stato colpito il nigeriano. La difesa delle due donne indagate ha chiesto l'incidente probatorio

Nuovi accertamenti per l'omicidio di Kelvin Mene

Omicidio del nigeriano Kelvin Mene, chiesto l'incidente probatorio. E l'accertamento dei Ris nell'appartamento dove sarebbe avvenuta l'aggressione, previsto per ieri, slitta.
Sarà, infatti, il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Frosinone a decidere se accogliere o meno l'istanza avanzata dai legali che assistono le due donne indagate per l'omicidio dell'extracomunitario, trovato in strada con delle ferite d'arma da taglio lo scorso 6 ottobre e deceduto in ospedale il 18 dello stesso mese.

Le indagini, condotte dai carabinieri, seguono una pista ben precisa, quella di un diverbio all'interno dell'appartamento dove la vittima era ospite. L'uomo, infatti, era fidanzato con una delle due nigeriane, ora resasi irreperibile, mentre l'altra è la moglie di un amico che vive in quella casa di via Ferrarelli, nel quartiere Giardino.

L'arma del delitto, che non è stata ancora trovata, potrebbe essere un paio di forbici o un punteruolo. E anche per questo, per ricostruire la scena del crimine all'interno dell'immobile, era stato dato incarico ai carabinieri del Raggruppamento investigazioni scientifiche. A loro il compito di trovare macchie di sangue e, tra gli oggetti domestici, attrezzi che potrebbero essere compatibili con l'arma del delitto nonché altre tracce utili a ricostruire il delitto.

Nel frattempo, gli avvocati Pierluigi Taglienti, Alfredo Frasca e Paola Fedele hanno chiesto un incidente probatorio per le stesse finalità avanzate dal pm. Da qui la decisione di rinviare il sopralluogo del Ris, affidato con la formula degli accertamenti tecnici irreperibili, e attendere che il gip dia il via libera all'incidente probatorio (che prevede una serie di garanzie difensive) all'interno dell'appartamento e, in modo particolare, nella camera sotto sequestro.

Sempre i difensori hanno eccepito anche la nullità di alcuni atti, compreso l'esame autoptico svolto sul corpo del nigeriano.
Al momento del ritrovamento, l'uomo aveva riferito ai carabinieri di essersi ferito da sé. Ma la circostanza non è stata ritenuta credibile. Per cui erano partiti una serie di riscontri, sentendo in primis alcuni connazionali e conoscenti dell'uomo. Poi, una volta verificatosi il decesso, il salto di qualità dell'indagine con la contestazione di omicidio volontario.

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