Spazio satira
La storia
23.09.2023 - 12:00
L'elicottero coinvolto nell'incidente di volo, “un atterraggio pesante” l'11 febbraio 2020
Frode in processo penale e depistaggio. È l'accusa in base alla quale la procura di Frosinone ha chiesto la condanna a due anni per un capitano pilota dell'Aeronautica militare e per il suo allievo vigile del fuoco. L'inchiesta nasce da un incidente di volo, un "atterraggio pesante". Era l'11 febbraio del 2020 e il velivolo, un Ab-206 dei vigili del fuoco, partito dall'aeroporto Moscardini, riportò danni al carrello. Illesi gli occupanti. Si aprì un'inchiesta nei confronti dei coinvolti nell'incidente. Sono accusati per i risultati (contrastanti pe run falso positivo) delle analisi.
Il pm Samuel Amari ha parlato di «pacifica versione dei fatti come riportato nel capo di imputazione e confermato da numerosi testimoni». E ha fatto riferimento all'«assunzione di cocaina il sabato prima dell'incidente» da parte del capitano e allo «scambio di urine per sviare le indagini». Come riportato dalle analisi dei carabinieri del Ris «da cui emerge commistione di tracce biologiche». Il pm ha poi cercato di superare l'eccezione di inutilizzabilità degli atti di indagine. «Tutti i testi, compreso il comandante dello Stormo dicono che il prelievo delle urine era prassi amministrativa e preventiva. Una procedura standard a tutela degli interessati in caso di incidente di volo».
Per l'accusa il «reato si è pienamente integrato e concretizzato», con un accenno alle dichiarazioni autoaccusatorie degli indagati. Da qui la richiesta di due anni.
Le difese, avvocati Giuseppe Cianniello e Velia Giorgi, hanno insistito sull'inutilizzabilità degli atti e hanno chiesto l'assoluzione per insussistenza del reato o per mancanza della prova del fatto.
La difesa del capitano ha evidenziato che «laddove ci sono indagini in corso l'Aeronautica militare deve fermarsi e lasciare campo all'autorità giudiziaria. L'inchiesta formale che fa l'Aeronautica è finalizzata a risolvere questioni interne e non ad accertare la verità dei fatti». Il legale ha contestato gli accertamenti effettuati dopo il risultato positivo del narcotest (poi rivelatosi un falso positivo): «sono senza avvisi». Ha ricordato che, a quel punto, il militare «rivestiva la qualifica di indagato» e che «l'incidente si è verificato all'esterno, dove la competenza è delle forze di polizia civili. Gli accertamenti, invece, sono stati fatti dall'Aeronautica». Sul reato, la difesa dell'ufficiale ha affermato: «Il fatto così come contestato non rientra nel depistaggio».
Il legale del vigile del fuoco ha sottolineato che l'imputato «è un civile che stava facendo un corso di addestramento in Aeronautica militare. Ma non ne riveste qualifica». Ha insistito sull'inutilizzabilità dei prelievi effettuati sul vigile del fuoco compresi i successivi fatti in ospedale, che necessitavano degli avvisi: «Il prelievo è illegittimo». Per la difesa altrettanto inutilizzabile è la perizia dei Ris. E contesta che il suo cliente abbia voluto sviare le indagini: «Gli stessi Ris dicono che ci sono tracce di cocaina nel campione del capitano ma l'assenza nel sangue esclude un uso recente e dunque il reato militare di ubriachezza in servizio. Di conseguenza non può esservi depistaggio». Sullo scambio delle analisi, per l'avvocato il vigile salva l'ufficiale «dal procedimento disciplinare non da quello penale di cui tra l'altro loro nulla sapevano». Sentenza rinviata per le repliche.
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