Spazio satira
La vicenda
06.09.2023 - 13:00
Il carcere di Frosinone
Una settimana fa la morte di suo fratello. Una morte finita alla ribalta della cronaca e che ha suscitato una serie di reazioni. Antonio Di Mario, 35 anni, di Ceccano, si è tolto la vita in carcere, a Frosinone, dove era detenuto. La corsa in ospedale è stata inutile. Lascia la sorella Laura. La donna continua a chiedere che venga fatta luce sul decesso del fratello. Vuole vederci chiaro, capire se suo fratello poteva essere salvato. Se i soccorsi sono stati immediati, se in ospedale è arrivato vivo o era già morto. Ieri ha postato un appello sui social, sui gruppi Facebook, alla ricerca di informazioni che possano esserle di aiuto per capire cosa è accaduto ad Antonio.
«Se qualcuno di voi o dei vostri conoscenti era presente la sera di mercoledì 30 agosto 2023 al pronto soccorso dell'ospedale Spaziani di Frosinone - scrive sui social - vi prego di contattarmi se avete qualunque informazione, in base a quello che avete visto o sentito, riguardo un paziente arrivato in barella scortato dalla polizia penitenziaria. Grazie per l'aiuto che vorrete darmi contattandomi in privato, vi chiedo solo pochi istanti del vostro tempo, ma per me il vostro contributo sarà estremamente importante».
Abbiamo raggiunto Laura Di Mario telefonicamente. Parla a voce bassa, a volte si interrompe. È ancora molto scossa e allo stesso tempo sconcertata. Denuncia il fatto che il fratello «sia morto solo. Non sia stato vigilato». E ha dubbi su quello che è accaduto. Tramite l'avvocato Marco Maietta, ha depositato un esposto in Procura, inviato anche al Ministro della Giustizia dott. Nordio, al Dap ed al Garante dei detenuti. «Non riesco a darmi pace per la morte di mio fratello. In carcere tutti sapevano delle sue condizioni, e tutti sapevano che negli ultimi giorni aveva già posto in essere atti di autolesionismo: ed allora perché lasciarlo solo? Perché non inserirlo in una cella con altri detenuti? Non si può morire così, sono sconvolta e indignata: mio fratello è deceduto alle 22.25 all'ospedale Spaziani, ove era stato trasportato in ambulanza: nessuno, e dico nessuno, mi ha avvisato. Io sono andata tranquillamente a lavorare giovedì. Non sapevo della morte di mio fratello avvenuta la sera precedente. L'ho saputo undici ore dopo, quando mio marito è venuto a riprendermi perché si era sparsa la voce, aveva letto sui social. Ho dovuto chiamare io in carcere. Nessuno, neanche dall'ospedale, mi ha avvisato. Magari avrei potuto salutarlo per l'ultima volta, restare anche davanti al pronto soccorso. Invece nulla. Sono ancora sotto choc per quanto accaduto. La vita di un detenuto vale come la vita di tutti. Mio fratello aveva sempre chiesto aiuto, aveva fatto richiesta per una comunità di recupero. Era in lista d'attesa».
Laura attende la verità anche dall'esame autoptico. L'avvocato Maietta ha chiesto di integrare gli accertamenti anche relativi a eventuali tentativi di suicidio avvenuti in precedenza. Intanto è scattata un'inchiesta e l'ipotesi di reato contro ignoti è omicidio. Gli accertamenti proseguono per capire se possano emergere delle responsabilità.
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