Sono state depositate le motivazioni della sentenza di condanna per la morte di Gina Turriziani Colonna, la studentessa universitaria di 27 anni di Frosinone, deceduta a seguito delle ferite riportate in un terribile incidente stradale avvenuto sei anni fa.
La tragedia si era consumata il 2 luglio del 2017 a Borgo Grappa vicino Latina. La vittima era a bordo di una Alfa Romeo Mito, condotta dal fidanzato Danilo C., di Ceccano, entrata in collisione con una Fiat 500 guidata da un giovane di Vincenzo V., anche lui imputato, residente ad Aprilia. Sono ritenuti i presunti responsabili del reato di omicidio colposo. Il giudice monocratico Beatrice Bernabei li aveva condannati a due anni con la sospensione della pena.
La ragazza stava andando a pranzo dopo aver trascorso una giornata di svago e relax al mare, quando era avvenuto il violento impatto tra i veicoli al centro dell'incrocio tra via della Segheria e via Piscina Scura.
Per entrambi gli imputati il giudice quando aveva letto il dispositivo aveva disposto anche la revoca della patente. Nelle motivazioni il magistrato ha preso in esame la consulenza tecnica disposta dal pm e anche quella della difesa e alla fine, nelle motivazioni, ha ritenuto che la morte di Gina Turriziani Colonna sia riconducibile alla condotta di guida dei due imputati.
«Il conducente della Mito avrebbe potuto prevedere (in quanto debitamente segnalato da cartellonistica stradale) che altro utente della strada avrebbe potuto immettersi sulla strada principale da lui percorsa, avrebbe potuto evitare l'evento morte se avesse osservato una velocità di 50 chilometri orari». Il magistrato ha messo in luce che le condotte dei due imputati: «siano sorrette dalla colpa specifica determinata dall'inosservanza delle norme sulla circolazione stradale, sia la colpa generica consistita in imprudenza, negligenza e imperizia».
Il collegio difensivo è composto dagli avvocati Fernando e Luca Ciavardini e dagli avvocati Christian Alviani e Carlo Bonzano. La famiglia di Gina Turriziani Colonna, invece, si era costituita parte civile ed è rappresentata dall'avvocato Nicola Ottaviani. Secondo quanto è emerso nel corso del processo la Fiat 500 condotta dal giovane di Aprilia, non avrebbe rispettato lo stop mentre l'altra auto, l'Alfa Romeo Mito su cui viaggiava la vittima e che era condotta dal fidanzato, non avrebbe rispettato il limite di velocità di 50 chilometri orari. Adesso le difese sono pronte ad impugnare la sentenza.