«Giovanbattista Cutolo, per tutti Giovanni, era un ragazzo eccezionale, talentuoso, innamoratissimo del corno. Era un ragazzo speciale, disponibile con tutti. Aveva con me un rapporto ottimo. Gioioso, pronto alla battuta. Spesso siamo andati a pranzo insieme, tante volte a fine lezione facevamo lunghe chiacchierate, magari davanti a un caffè. Parlavamo di programmi futuri, dei suoi progetti. Delle sue ambizioni. Tante volte mi ha chiamato per consigliarsi con me e, sebbene giovanissimo, aveva già intrapreso la carriera professionistica».

A parlare è il maestro Angelo Agostini, docente del conservatorio San Pietro a Majella di Napoli, di cui Giovanni Cutolo, il musicista ventiquattrenne ucciso a Napoli nei giorni scorsi, era stato uno degli allievi più promettenti.
Giovanni era stato più volte ospite dell'Incontro Internazionale di Cornisti "Guelfo Nalli" a Supino dove aveva conosciuto altri professionisti, ricevendo numerosissimi apprezzamenti da tutti. Tantissimi e importanti erano le orchestre e i complessi bandistici di alto livello, sia italiani sia stranieri, che l'avevano contattato.

«La notizia della sua morte per mano omicida mi ha sconvolto – ha commentato Agostini – Non posso che esprime il mio cordoglio alla famiglia. Insieme a me si stringe intorno alla famiglia tutto lo staff dell'Incontro, profondamente addolorato per la perdita di un eccellente musicista quale era appunto Giovanni».

L'omicidio di Giovanni Cutolo ha colpito infatti duramente non solo il maestro Agostini, come era comprensibile, ma tutta la comunità artistica napoletana e nazionale come testimoniato da numerosi omaggi rivolti alla memoria del giovane cornista da tanti e prestigiosi ensemble musicali in tutta Italia.

Sull'accaduto, come è noto, sono in corso indagini da parte degli organi di polizia del capoluogo partenopeo. Di certo al momento si sa che Giovanni è stato colpito alle spalle da un colpo di pistola esploso da un ragazzino di sedici anni con precedenti penali. Il tutto a margine di una lite per il parcheggio di un motorino nel corso della quale, stando alle prime indagini, Giovanni aveva cercato di fare da paciere.
Di carattere affabile, tutto il paese di Supino lo ricorderà sempre con il sorriso sulle labbra, orgoglioso di trovarsi tra tanti professionisti nella chiesa di Santa Maria Maggiore.