«Antonio è morto solo, e questo e per me è inaccettabile. Non riesco a darmi pace per la sua morte, e non riesco a spiegarmi perché sia stato collocato in cella da solo, nonostante le sue problematiche psichiatriche. In carcere tutti sapevano delle sue condizioni, e tutti sapevano che negli ultimi giorni aveva già posto in essere atti di autolesionismo: ed allora perché lasciarlo solo? Perché non inserirlo in una cella con altri detenuti?». È lo sfogo di Laura Di Mario, sorella di Antonio, il trentacinquenne di Ceccano suicida nel carcere di Frosinone. Inutile la corsa in ospedale. L'uomo è morto mercoledì sera.
La sorella è pronta a presentare un esposto affinché venga fatta luce sull'accaduto. Intanto ieri è stato effettuato l'esame autoptico sul corpo del trentacinquenne. «Perché non predisporre una vigilanza adeguata, con il piantone h24 ? - prosegue Laura Di Mario - Non si può morire così, sono sconvolta e indignata: mio fratello è deceduto alle 22.25 all'ospedale Spaziani, ove era stato trasportato in ambulanza: nessuno, e dico nessuno, mi ha avvisato di nulla. Sono ancora in attesa che dal Carcere mi diano una comunicazione di quanto avvenuto. Dalla sera di mercoledì 30 agosto, quando mio fratello Antonio è stato trasportato in ospedale ove è molto poco dopo le 22, nessuno mi ha informato di nulla. Né dal carcere, né dall'ospedale: ho saputo il tutto giovedì mattina, oltre dodici ore dopo la sua morte, - quando familiari di altri detenuti hanno avvisato telefonicamente mio marito. Una sofferenza indicibile. Mi chiedo ancora: sono stati tempestivi i soccorsi? Poteva salvarsi? Certamente non avrebbe mai potuto uccidersi se non fosse stato in cella da solo. Antonio non meritava di morire così, solo. Unitamente al mio legale, avvocato Marco Maietta depositerò un dettagliato esposto in Procura, e lo manderemo anche al Ministro della Giustizia dott. Nordio, al Dap ed al Garante dei Detenuti per quanto di loro competenza, affinché sia fatta piena luce sulle ultime ore di vita di mio fratello, e siano valutate le condotte di tutti. Nessuno me lo restituirà, ma forse nessun altro farà questa morte così triste».
Le reazioni
Il Sappe è intervenuto chiedendo l'intervento delle autorità istituzionali sulle criticità del carcere.
«Invito le autorità istituzionali e regionali ad attivare, da subito, un tavolo permanente regionale sulle criticità delle carceri, che vedono ogni giorno la polizia penitenziaria farsi carico di problematiche che vanno per oltre i propri compiti istituzionali, spesso abbandonata a sé stessa dal suo stesso ruolo apicale. È solo grazie ai poliziotti penitenziari di Frosinone che non abbiamo contato un altro morto tra le sbarre». Lo dichiara Donato Capece, segretario generale del sindacato autonomo polizia Penitenziaria, commentando il suicidio di Di Mario ed un altro sventato nel carcere di Frosinone. Per Capece «a Frosinone servono agenti giovani, una verifica dell'organizzazione del lavoro e il sostegno concreto delle istituzioni». Intervento anche dell'Uspp Lazio, che da tempo denuncia la difficoltà della polizia penitenziaria «per il numero residuo rimasto soprattutto nei turni serali e notturni, a poter arrivare in tempo perché si possano evitare tragedie - dichiara Daniele Nicastrini segretario regionale Lazio Uspp - Sono settimane che viene rappresentato dall'Uspp Lazio la drammaticità di quanto avviene costringendo a indire lo stato di agitazione a tutela del personale di polizia penitenziaria. Proprio nei prossimi giorni partiranno nuovi avanzamenti di carriere per 180 unità in forza alle sedi penitenziari e servizi del Lazio nel ruolo dei sovrintendenti per ripianare tale carenza».