Slitta al 15 settembre il termine per l'approvazione dei bilanci di previsione 2023-2025 dei Comuni. A disporlo è stato il Viminale, con un decreto pubblicato in Gazzetta ufficiale recentemente. Si tratta dell'ennesima proroga di questa scadenza che ordinariamente dovrebbe coincidere con il 31 dicembre di ogni anno ma che viene sistematicamente spostata in avanti. Tra le motivazioni normalmente addotte immancabile è sempre la voce "incertezza sulle risorse finanziarie a disposizione dei comuni" ma spesso a questa si affiancano altre ragioni come il ritardo dell'insediamento dei nuovi consigli comunali o il maltempo che ha causato dei danni non ancora quantificati.
Quest'anno abbiamo assistito, nell'ordine, alla proroga dal 31 dicembre 2022 al 31 marzo, al 30 aprile, 31 maggio. E ancora, lo slittamento al 31 luglio che è stato poi ulteriormente spostato al 15 settembre, vale a dire a poco più di 3 mesi dalla fine dell'esercizio finanziario in questione.
Si tratta di una misura inedita? Assolutamente no. Una analisi di Centro Studi Enti Locali ha messo in evidenza come questa discutibile anomalia sia ormai radicata da oltre 30 anni in Italia e si sia via via sempre più cronicizzata. Se fino ai primi anni 2000, i bilanci preventivi slittavano mediamente di 2-3 mesi, negli ultimi 20 anni il fenomeno ha assunto dimensioni talmente importanti da rischiare di annullare il senso dell'adempimento stesso.
Dal 2014 in poi, infatti, lo spostamento rispetto alla scadenza del 31 dicembre, è stato mediamente di ben sei mesi. Il culmine, in negativo, è stato raggiunto tra il 2012 e il 2013. In quegli anni infatti il termine, a colpi di proroghe, è slittato fino al 31 ottobre 2012 e al 30 novembre 2013. In alcune occasioni sono state individuate anche soluzioni "creative" come delle proroghe fatte su misura per specifiche categorie di enti: un esempio su tutti è quello del 2015, anno in cui il termine è stato differito per tutti al 30 luglio e poi ulteriormente spostato al 30 settembre per città metropolitane, province ed enti locali siciliani.
Stando a una elaborazione di Centro Studi Enti Locali basata su dati Mef aggiornati a metà luglio 2023, i bilanci già approvati e trasmessi alla Banca dati delle pubbliche amministrazioni sono 6.355, ovvero l'80% del totale. L'area più virtuosa del Paese, da questo punto di vista, è il nord-est, dove la percentuale di comuni che hanno già trasmesso il bilancio preventivo raggiunge il 96%. Seguono il nord-ovest (93%) e il centro (83%). Al sud e nelle isole le percentuali scendono drasticamente e si attestano rispettivamente al 57% e 55%. Le province in assoluto più virtuose, in cui non manca all'appello il bilancio di un singolo comune, sono: Ancona, Arezzo, Grosseto, Massa Carrara, Pistoia, Ferrara, Gorizia, Ravenna e Reggio Emilia.
All'estremo opposto Catania, dove solo il 10% dei comuni ha approvato e trasmesso il bilancio di previsione 2023, Agrigento (16%), Caltanissetta (18%), Enna e Vibo Valentia (20%), Trapani (24%) e Ragusa (25%).
In provincia di Frosinone 60 Comuni su 91, il 66%, hanno trasmesso i bilanci di previsione.