In centinaia hanno raccolto l'invito dell'Associazione dipendenti ospedalieri (Ado) sfilando sabato sera con le candele in mano da piazza Indipendenza fino al convento dei Passionisti, che vogliono salvare da una chiusura ormai annunciata. E in oltre duemila hanno già sottoscritto la petizione che verrà inviata al padre provinciale dei Passionisti, Giuseppe Adobati, affinché a sua volta convinca i superiori a risparmiare il convento sorano dal piano delle dismissioni. Di più, si chiede di rafforzare l'antico luogo di culto, di inviare a Sora altri religiosi ad affiancare i tre padri rimasti: Salvatore, Pino e Giulio.
Un obiettivo ambizioso, forse troppo. Ma i manifestanti ci credono: la grande manifestazione di affetto verso i Passionisti riversata sabato per le vie della città può fare la differenza.
«Diciamo no alla chiusura del convento per tanti motivi - ha detto il presidente dell'Ado Pietro Marcelli - Intanto perché dopo 180 anni di presenza fa parte della storia di Sora, per la quale i Passionisti hanno fatto tantissimo. L'Ado è stata fondata proprio da un Passionista, padre Giovani. I religiosi sono sempre stati al servizio dei cittadini, dei malati, dell'ospedale. Padre Salvatore per noi non è un semplice sacerdote, ma una persona di cuore che ha lasciato un'impronta importante a Sora. Siamo determinati a fare di tutto per salvare il convento. Anche a manifestare a Roma. Ora aspettiamo una prima risposta. Se non l'avremo, con il direttivo dell'Ado decideremo coome agire. Chiediamo ai vertici dei Passionisti di ripensarci, di non chiudere il convento e anzi di rafforzarlo».
A marciare dietro lo striscione che apriva il corteo c'erano anche l'assessore Andrea Alviani, i consiglieri Francesca Di Vito e Fausto Baratta e tanti dipendenti dell'ospedale Santissima Trinità, con l'assistenza della San Paolo della Croce, delle guardie zoofile e del servizio d'ordine. Il corteo è giunto davanti al convento, dove padre Salvatore Crino ha preso la parola. Visibilmente emozionato, ha ringraziato tutti per la mobilitazione, ammonendo però a non forzare troppo la mano con le proteste.
«Potete immaginare quale sentimento provo qui davanti a tutti voi, in rappresentanza anche di padre Pino e padre Giulio - ha detto - Grazie di cuore. Questa mobilitazione interpreta anche noi religiosi che siamo amareggiati per la possibile conclusione di questa comunione di vita tra Sora e il convento dei Passionisti. In questi giorni abbiamo avvertito anche la vicinanza del sindaco che si è fatto portavoce della cittadinanza e subito abbiamo intrapreso contatti con i nostri superiori della congregazione, così pure ha fatto il nostro vescovo. È vero, in questi anni le realtà religiose hanno tante difficoltà. Mantenere una struttura è difficile.
Ma stasera vogliamo usare la ragione della fede, è Dio che deve illuminare le menti di coloro ai quali spetta decidere sul futuro della nostra realtà. Ringrazio l'Ado che si è fatta promotrice di questa iniziativa e insieme agli amici della comunità Passionista è riuscita a coinvolgere tante persone. Vogliamo ancora sperare. Non vogliamo demordere. Vogliamo costruire insieme. Vi ringrazio per ciò che state facendo e per quello che vogliamo fare insieme, cioè costruire. La luce di queste candele schiarisca le menti di chi deve decidere. È la preghiera che deve arrivare, che non deve farci fare... cose strane. Dobbiamo metterci nel solco della storia che Dio realizza attraverso di noi».
Come dire: se serve un miracolo per salvare il convento, allora che miracolo sia.