Convitto e semi convitto al "Principe di Piemonte": genitori e dipendenti proseguono nella raccolta di firme per scongiurare la drastica riduzione dei posti. La notizia che ha provocato la levata di scudi è che "per l'anno scolastico 2023/2024 la sede centrale dell'Inps ha previsto per il convitto di Anagni una riduzione a soli 58 posti rispetto ai 180 degli scorsi anni". Secondo i promotori dell'iniziativa, l'Inps non avrebbe risposto ai solleciti inviati da più soggetti. Il rischio che più di 120 famiglie restino escluse, con tutti i danni immaginabili nella gestione quotidiana del lavoro e dei bambini o ragazzi che hanno sempre usufruito del servizio di doposcuola e delle attività extra scolastiche, è rilevante.
In particolare, poi, enormi disagi colpirebbero le famiglie di bambini diversamente abili, integrati ormai da anni nel contesto del convitto, i quali potrebbero subire un danno psicologico per quello che apparirebbe come un allontanamento forzato da un ambiente ormai familiare. È noto, ad Anagni e nei paesi limitrofi, il beneficio derivante alle famiglie per il servizio svolto da decine di operatori ben formati. Operatori i quali, a decine, perderebbero il posto di lavoro. Secondo un gruppo di mamme, nell'anno 2020-2021 i posti a disposizione erano 85 per il Covid, nell'anno 2021-2022 sono diventati 230, nell'anno 2022-2023 sono stati 180; nell'anno 2023-2024 saranno solo 58, a disposizione per gli utenti pubblici con bando che si aprirà l'8 settembre prossimo alle ore 12.
La prestigiosa struttura, considerata tra le più apprezzabili d'Europa, un vero gioiello architettonico di proprietà del Comune di Anagni, venne concessa in uso all'Inadel per la funzione specifica di "collegio ospitante i figli dei dipendenti", col vincolo e la prescrizione che, in caso di cessazione di tale servizio, il bene sarebbe tornato in uso al Comune. Dopo l'Inadel la gestione passò all'Inpdap, quindi all'Inps. E proprio l'Inps per il convitto anagnino non ha mai badato a spese per ristrutturare e consolidare. Il ridimensionamento dei posti a convitto e semi convitto potrebbe significare il mancato utilizzo per i fini descritti nell'atto di re Vittorio Emanuele III il 6 dicembre 1925.
Sempre che qualcuno a Palazzo d'Iseo lo rivendichi.