A quasi tre mesi dal brutale omicidio di via Pascoli - in cui a perdere la vita, colpita a morte da coltellate feroci, è stata una giovane dominicana - ancora non ci sono notizie certe sulla sua sepoltura. Yirel Peña Santana, la trentaquattrenne trovata in un lago di sangue in un appartamento del centro lo scorso 27 maggio, è ancora bloccata nell'obitorio di Cassino. E nessuno riesce a sapere di preciso dove le verrà offerta una degna sepoltura.

Se, infatti, la procura di Cassino - a capo delle complesse indagini affidate alla polizia della Squadra mobile di Frosinone e del Commissariato di Cassino - aveva dato come indicazione quella di non trasferire la salma nel suo Paese d'origine per ipotetici successivi approfondimenti, non aveva di certo chiesto di lasciare il corpo della giovane vittima all'obitorio. Senza neppure una tomba su cui deporre un fiore. Il problema, infatti, è burocratico. Anzi, vista la situazione, al limite del diplomatico.

L'ambasciata della Repubblica dominicana in Italia a fine luglio scorso aveva presentato con una lettera - complimentandosi con il Comune di Cassino per la squisita disponibilità e la collaborazione dimostrate - la volontà di trasferire nella città di Genova (ove risiedevano la defunta e i suoi familiari) la salma, su volontà di alcuni parenti della vittima. Invece sembrerebbe che la stessa famiglia abbia espresso il desiderio di darle sepoltura a Cassino. Una situazione complessa, che ha portato di fatto a una situazione di stallo. Anche se la famiglia, attraverso l'avvocato Marco Rossini, avrebbe ripreso il dialogo già aperto con l'ambasciata, con un confronto che dalla prossima settimana potrebbe offrire qualche elemento di novità.

Il delitto
Picchiata selvaggiamente prima di essere accoltellata. Calci e pugni: una violenza visibile a occhio nudo sul corpo di Yirel. Che è stata azzittita, affinché le sue grida non uscissero da quelle quattro mura. Poi i colpi fatali: alcuni di striscio, quattro invece andati a segno. Un fendente le avrebbe perforato il polmone. Una morte sopraggiunta qualche ora dopo, in un lago di sangue.
Per gli inquirenti a dover rispondere di omicidio volontario aggravato è Sandro Di Carlo, 26 anni di Cassino, operaio edile; giovane già noto alle forze dell'ordine, tra denunce per lesioni e resistenza a pubblico ufficiale. A indirizzare le indagini su Sandro Di Carlo, un'impronta insanguinata isolata dalla Scientifica sul muro, ai piedi del corpo della giovane vittima: inserendola nella banca dati dell'Afis, il riscontro è stato immediato. Fondamentali nell'attività di indagine gli abiti ancora sporchi di sangue e soprattutto il contenuto dei cellulari sequestrati. Ma il giovane ha subito negato ogni addebito. «Non sono stato io» aveva detto al gip Alessandra Casinelli, offrendo la sua versione dei fatti.

La nuova udienza
Intanto, in accoglimento di un'istanza presentata dalla difesa del ventiseieenne, il giudice ha fissato una nuova udienza in sede di incidente probatorio. Verrà ascoltato a fine settembre il consulente di parte, il dottor Di Marco. Lo scorso 24 luglio, lo ricordiamo, si è invece tenuta l'udienza in cui sono state presentate le risultanze della perizia richiesta dalla procura su Di Carlo. Il giovane ha sempre respinto le accuse, spiegando di aver visto sì Yirel, ma di non averla uccisa. Poi la decisione di sottoporre il ventiseienne a perizia psichiatrica con l'incarico affidato al professor Stefano Ferracuti e un termine di trenta giorni per portarlo a compimento. Il 21 giugno l'inizio delle operazioni: da quel momento il professore è stato autorizzato ad accedere agli atti del procedimento e a recarsi in carcere per valutare direttamente il giovane accusato del delitto. Il doppio quesito posto riguardava proprio la capacità di intendere e di volere al momento dei fatti e la capacità attuale di affrontare un processo. Nell'udienza che si è tenuta a luglio il professore ha sintetizzato i risultati ottenuti: il ragazzo, secondo la sua valutazione, aveva la capacità di intendere al momento del fatto e ha anche la capacità di affrontare il giudizio, di seguirlo coscientemente e consapevolmente. La difesa di Di Carlo aveva presentato le proprie controdeduzioni a firma dello psichiatra di parte. E, con un'istanza, ha ottenuto la fissazione di un'altra udienza per esporre gli accertamenti di parte.