Mancano all'incirca due settimane al termine di sessanta giorni fissato dalla Provincia per permettere ai Comuni di trasmettere analisi, suggerimenti o osservazioni tecniche in merito all'individuazione delle aree risultate potenzialmente idonee a ospitare una nuova discarica in Ciociaria. Per supportare le amministrazioni in questa incombenza l'ufficio di scopo, appositamente istituito dall'ente di piazza Gramsci per fornire assistenza in questa fase, il prossimo primo settembre terrà una sessione formativa per gli amministratori. La maggior parte dei Comuni è sembrata, finora, poco interessata alla questione.

Soltanto in pochi, infatti, si sono già rivolti all'ufficio preposto e, con le lancette che corrono e il rischio del commissariamento che incombe, tutto lascia pensare che questa nuova iniziativa della Provincia sia dettata proprio dall'immobilismo degli enti comunali e dalla volontà di accelerare i tempi, in un iter che già di per sé si presenta lungo e complesso. Va ricordato, infatti, che l'individuazione delle aree potenzialmente idonee per la realizzazione del sito è frutto di uno studio di "riattualizzazione di aree sensibili caratterizzanti il piano territoriale provinciale generale", commissionato dalla Provincia al Politecnico di Torino nel 2020. Ricevuta la relazione con relativa proiezione cartografica, la Provincia l'ha trasmessa ai Comuni, invitandoli, in particolare, a individuare eventuali vincoli presenti nelle aree interessate.

La Provincia sarà, poi, chiamata a sua volta a presentare una rosa di siti potenziali alla Regione, che ha competenza sulla materia. Dopodiché si potrà passare alla fase relativa alle autorizzazioni, prima di poter avviare l'effettiva realizzazione della discarica. In un quadro così articolato, dunque, e considerando che al momento la Ciociaria non è provvista di una discarica sul suo territorio e smaltisce i rifiuti nei termovalorizzatori del Nord Italia, con tutto ciò che ne consegue in termini di costi, i tempi di reazione potrebbero rappresentare un elemento rilevante di fronte all'ipotesi della nomina di un commissario da parte della Regione. A essere direttamente interessata dall'esito dello studio del Politecnico è praticamente la metà dei centri ciociari.

Le arre individuate come potenzialmente idonee alla realizzazione della discarica rientrano, infatti, in quarantacinque comuni: Paliano, Acuto, Fiuggi, Torre Cajetani, Guarcino, Trivigliano, Fumone, Vico nel Lazio, Supino, Patrica, Arnara, Veroli, Vallecorsa, Ripi, Strangolagalli, Boville, Monte San Giovanni Campano, Castelliri, Isola del Liri, Arpino, Sora, Broccostella, Arce, Rocca d'Arce, Santopadre, Falvaterra, Pastena, San Giovanni Incarico, Pico, Colle San Magno, Piedimonte San Germano, Acquino, Villa Santa Lucia, Esperia, Ausonia, Coreno Ausonio, San'Andrea del Garigliano, Sant'Ambrogio sul Garigliano, Sant'Apollinare, Vallemaio, San Giorgio a Liri, Cassino, Cervaro, Vallerotonda e Sant'Elia Fiumerapido.
Se da una parte c'è chi indugia, però, dall'altra non sono mancate le prime rimostranze. È stato Sant'Andrea del Garigliano il primo Comune a manifestare preoccupazione.

A sollevare la questione in consiglieri di minoranza che hanno chiesto al sindaco del paese, Giuseppe Rivera, la convocazione di un consiglio comunale straordinario.
E, da parte sua, la maggioranza ha fermamente sostenuto che a Sant'Andrea del Garigliano non c'è alcun sito idoneo allo scopo e che è già in atto la verifica con i tecnici sull'incompatibilità dell'ipotesi di una discarica sul territorio comunale. Sugli scudi in questi giorni anche il Comune di Cassino, dove il consigliere di minoranza Franco Evangelista ha presentato un'interrogazione sul tema al sindaco Enzo Salera, ricevendo, anche in questo caso, rassicurazioni dalla maggioranza, che, non solo ha dichiarato che si sta valutando con attenzione la relazione dei tecnici per presentare le giuste osservazioni alla Provincia, ma ha aggiunto anche che, proprio relativamente allo studio, sono emerse molte perplessità.