Cresce il pil in Italia. Cresce nel Lazio, quarta regione, ma Frosinone e Latina si trovano in fondo alla graduatoria. La Ciociaria è ottantesima, mentre il Pontino addirittura novantaquattresimo.
È quanto emerge da una ricerca dell'ufficio studi della Cgia di Mestre.
La provincia di Frosinone registra una crescita del valore aggiunto reale nel 2023 dello 0,70%, che vale appunto l'ottantesimo posto in Italia, mentre rispetto ai livelli pre-Codi sale dello 0,74%. Latina, invece, segna un più 0,50% nel 2023 e un decisamente più consistente più 5,14% nel confronto con i livelli pre-Covid. Nel resto del Lazio, Roma è quattordicesima a più 1,47% nel 2023 e a più 1,89% nel confronto con il 2019. Quindi Rieti, sessantaduesima, segna un più 0,89% nel 2023 ma un incremento dell'8,08% dai livelli pre-Covid. Poi Viterbo, sessantottesima, è a 0,83% e a 2,75%.

«Il valore aggiunto - spiega la Cgia - è quella variabile che approssima il Pil di un territorio a livello provinciale, in quanto il Pil è disponibile con dettaglio minimo a livello regionale; il valore aggiunto equivale al Pil al netto delle imposte indirette e rappresenta ugualmente al Pil la ricchezza annua "aggiunta" all'economia o meglio la crescita economica di quel territorio».

 A livello nazionale si registra un più 1,13% nel 2023 e un incremento del 2,10% rispetto al periodo prepandemico. Nel 2023 i numeri migliori sono della Lombardia, più 1,29%, del Veneto, più 1,24%, del Trentino Alto Adige, più 1,23%, del Lazio, più 1,18% e del Piemonte, più 1,17%. Rispetto ai livelli pre-Covid si registra un più 4,15% per la Lombardia, un più 3,78% dell'Emilia Romagna, un più 2,85% della Puglia, un più 2,28% del Trentino Alto Adige e un più 2,19% del Friuli Venezia Giulia. Il Lazio, invece, è a più 1,10%.

La Cgia parla di riscatto del Sud e, più in generale, dell'Italia dovuto a tre fenomeni: «Il primo riguarda l'entità degli aiuti messi in campo dagli ultimi esecutivi per fronteggiare a livello nazionale la crisi pandemica e gli effetti del caro-energia. Tra ristori, contributi a fondo perduto, cassa integrazione, bonus economici, assunzioni nella sanità, tra il 2020 e il 2022 sono stati erogati almeno 180 miliardi di euro. A questi vanno aggiunti altri 91 miliardi che nel 2022-2023 sono serviti a mitigare i rincari delle bollette di luce e gas.

In buona sostanza, in quest'ultimo quadriennio lo Stato ha erogato oltre 270 miliardi di euro che sono riusciti, in buona parte, ad "anestetizzare" le difficoltà economiche "piovute" addosso agli italiani in questo inizio di decennio. Il secondo, invece, riguarda la ripresa dei consumi delle famiglie e quella degli investimenti nelle costruzioni che, nel biennio 2021-2022, hanno interessato soprattutto il Mezzogiorno. Il terzo, infine, è riconducibile al forte aumento degli investimenti fissi lordi avvenuto nel Sud che, grazie anche alle risorse messe a disposizione dal Pnrr, ha interessato, in particolar modo, il comparto delle costruzioni».

Peraltro, evidenzia ancora l'associazione degli artigiani e delle piccole e medie imprese di Mestre, «le difficoltà rimangono. Nonostante i segnali positivi, la situazione generale del Sud rimane ancora critica. Come nel resto del Paese è in atto un forte rallentamento dell'economia che, a causa dell'inflazione e del conseguente aumento dei tassi di interesse deciso dalla Bce, potrebbe spingerci verso un autunno pieno di insidie. Non dimentichiamoci, inoltre, che le criticità che da sempre affliggono il Mezzogiorno sono ancora in attesa di una soluzione.

Il tasso di disoccupazione, soprattutto giovanile e femminile, rimane molto elevato, il livello di povertà ed esclusione sociale è preoccupante, il deficit infrastrutturale costituisce un ostacolo allo sviluppo e l'efficienza della Pubblica Amministrazione è tra le peggiori d'Europa. Tuttavia, i segnali in grado di dar corpo a una svolta ci sono e potrebbero consolidarsi se nei prossimi tre anni riusciremo a spendere bene tutte le risorse che il Pnrr ha destinato al Mezzogiorno».
Secondo la Cgia «tra il 2019 (anno pre-pandemico) e il 2023, il nostro Paese ha registrato un livello di crescita nettamente superiore a quello registrato dai principali paesi europei nostri competitor». Se l'Italia fa più 2,1%, la Francia è solo a più 1,2% e la Germania è a più 0,3%.

La Cgia ritiene che «sebbene nel 2023 il Mezzogiorno sia destinato a rimanere la ripartizione geografica che in Italia registrerà l'aumento del Pil più contenuto (+ 1 per cento circa rispetto al +1,1 nel Centro e al +1,2 per cento circa nel Nord), lo stesso, comunque, supererà quello della Francia (+0,8 per cento) e, in particolar modo, della Germania (-0,3 per cento) che ormai è in piena recessione tecnica. Se calcoliamo la media semplice del tasso di crescita di Parigi e Berlino, il risultato si attesta al +0,25 per cento; ciò implica che anche il nostro Sud crescerà quattro volte più di Francia e Germania messe assieme».