Le famiglie laziali sono sempre più indebitate. E tra le conseguenze più preoccupanti spicca l'aumento del rischio di usura. Al 31 dicembre 2022 l'importo medio dell'indebitamento per nucleo familiare in Ciociaria è salito a 15.185 euro, con uno stock aumentato da 3.026 a 3.075 milioni di euro, per un aumento pari all'1,6%. A presentare l'allarmante quadro un'elaborazione dell'ufficio studi della Cgia di Mestre su dati della Banca d'Italia e dell'Istat.
A Roma l'importo medio dell'indebitamento per nucleo familiare è di 30.851 euro. Complessivamente lo stock dei debiti bancari in capo alle famiglie è passato da 59.174 milioni di euro di euro a 60.848, con un aumento del 2,8% dal 2021 al 2022. In provincia di Latina l'importo medio per famiglia è di 19.315 euro, con uno stock complessivo cresciuto del 2,9%, cioè da 4.540 a 4.674 milioni. A Viterbo l'indebitamento medio è pari a 18.481 euro a famiglia, con uno stock passato da 2.592 a 2.638 milioni di euro, pari all'1,7% in più.
Poi c'è Rieti, con 16.289 euro d'indebitamento medio a famiglia, per una crescita del 3% dello stock, passato da 1.129 a 1.162. La provincia di Frosinone, dunque, si pone in coda alla classifica laziale, mentre a livello nazionale risulta ottantatreesima per indebitamento.
A manifestare preoccupazione in merito alla fotografia presentata dalla Cgia la Cisl Lazio, che individua nel lavoro l'unica risposta utile a fronteggiare tali situazioni di indebitamento e conseguente vulnerabilità delle famiglie.
«Certamente tra le cause di questa situazione bisogna considerare il peso dell'inflazione, l'incremento del costo dei mutui, l'impennata delle bollette e l'intera congiuntura nazionale ma anche internazionale». Così il segretario regionale della Cisl Enrico Coppotelli, che ricorda che la maggiore incidenza del debito sul reddito si registra nelle famiglie economicamente più vulnerabili, cioè in quelle che sono a rischio povertà ed esclusione sociale. «Tutti gli indicatori economici sono concordi nel ritenere che le crisi che si sono succedute ininterrottamente dal 2008 hanno visto crescere in progressione geometrica il numero delle famiglie in difficoltà – argomenta – Allargando il divario tra poveri e ricchi.
A tutto questo si può e si deve rispondere con il lavoro – continua – In un recente intervento, come Cisl Lazio, abbiamo ribadito che la priorità non può che essere quella di rafforzare servizi e risorse per le famiglie povere, le persone fragili, gli occupabili». Coppotelli pone, dunque, l'accento sulla necessità di investire sulle politiche attive, che definisce unico strumento capace di accompagnare chi può lavorare da logiche di sussidio a una occupazione.
«Purtroppo fenomeni come il lavoro precario, il lavoro povero, la mancanza di occupazione stabile, le difficoltà ulteriori che tarpano le ali alle donne e ai giovani rappresentano delle criticità che alla fine scavano la stabilità delle famiglie come un fenomeno carsico – prosegue – Come Cisl Lazio insistiamo sul fatto che i Centri per l'impiego vanno assolutamente potenziati, sia in termini di presenza di personale che di riorganizzazione. Formazione e competenze sono cruciali – conclude – Per noi soltanto il lavoro è la risposta alla crisi delle famiglie».