Maturità, boom dei diplomi facili. E c'è un caso Ciociaria. A sollevare la questione delle scuole private che rilasciano con manica larga i diplomi è un'inchiesta del portale Tuttoscuola. Si tratta, numeri alla mano, di una piccola fetta delle "paritarie" italiane, appena un 20% ma è concentrata in poche regioni, anzi in poche province d'Italia. E tra queste ci sono il Lazio e Frosinone. Ma soprattutto la Campania.
Sono 92 gli istituti che hanno fatto il pieno di iscritti, ma nomi Tuttoscuola non ne fa. «Il 90,5% dei 10.941 nuovi iscritti sono in istituti paritari della Campania - si legge nello studio sul quale è intervenuto anche il ministero dell'Istruzione e del Merito annunciando l'avvio di un'indagine - Il 6,3% in istituti del Lazio. Il 3,2% in istituti della Sicilia. Stop: nessuno di quei 92 istituti è localizzato in altre Regioni d'Italia.
Scendendo a livello provinciale, su oltre 100 province del territorio italiano, quei 92 istituti sono concentrati in sole nove province: tutte le cinque della Campania; del Lazio le province di Roma e Frosinone, della Sicilia le province di Palermo e Agrigento. Napoli detiene il primato per incremento di studenti dal 4° al 5° anno, con 59 istituti su 188, pari al 31,4% degli istituti paritari della provincia, seguita da Caserta con 6 istituti su 37 (16,2%) e da Salerno con 14 istituti su 103 (13,6%). La Campania vede complessivamente interessati 82 istituti su 356 paritari situati in quella regione, pari al 23%. Il Lazio 6 (su 185), la Sicilia 4 (su 68)».
Del caso se ne è occupato anche Gian Antonio Stella del Corriere della Sera che scrive: «I diplomifici, però, ci sono. Al punto di dar vita addirittura a fenomeni di "turismo diplomante"».
Tuttoscuola precisa: «Le vie della "maturità facile" sono borderline, sulla linea di confine tra legale e illegale. Scopriamo in questo dossier il mondo dei diplomifici, poche "mele marce" ben nascoste nella grande pancia della scuola paritaria, che invece svolge nel complesso un servizio pubblico insostituibile per il Paese».
Nel report si legge che, in Italia, «l'anno scorso nel passaggio dalla quarta alla quinta delle superiori la scuola statale ha perso oltre 30.000 studenti (-32.133), mentre la paritaria ne ha acquisiti quasi altrettanti (+31.650). Non sempre sono gli stessi studenti (ad esempio a volte accedono in quinta studenti che hanno recuperato due o tre anni in uno), ma sui grandi numeri il fenomeno "migratorio" è indubbio.
Il "salto di iscritti" si è concentrato in poche dozzine di istituti paritari, le cui iscrizioni sono a piramide rovesciata: pochissime fino al quarto anno, esplodono al quinto. Un fenomeno di moltiplicazione degli iscritti che si ripete ogni anno, più o meno sempre negli stessi istituti, con un tasso di crescita costante. Dal 2015 ad oggi il numero di iscritti al quarto anno negli istituti paritari è rimasto stabile (intorno a 18.000). L'anno successivo in quinta il boom: 35.000 (2016), 40.000 (2019), 45.000 (2020), fino agli oltre 50.000 del 2022. Con un tasso di incremento dalla quarta alla quinta ogni anno crescente, dal +92% di sette anni fa al +166% dell'anno scolastico da poco terminato».
Se il grosso delle paritarie è estraneo al fenomeno, c'è però una fetta sulla quale Tuttoscuola accende i fari: «In 92 istituti (il 6,5% dei 1.423 istituti paritari che portano studenti all'esame di maturità), che da soli costituiscono un incremento di 10.941 iscritti rispetto a quello complessivo di circa 30.000. Registrano tutte un salto (nella maggior parte dei casi ripetutamente da anni) da 70 fino a quasi 300 iscritti tra il quarto anno e il quinto dell'anno successivo (esempio: un istituto è passato da 11 iscritti in quarta a 296 l'anno dopo in quinta), con percentuali di incremento che vanno dal +1.500% al +6.800%».
Tuttoscuola però mette in guardia da giudizi facili: «Attenzione. Non stiamo affermando che qualunque istituto scolastico che presenti un salto di iscrizioni dal quarto al quinto anno rilasci diplomi con estrema facilità. Solo approfonditi controlli in loco da parte degli enti competenti possono accertarlo. Ma questi controlli vanno fatti, per tutti i casi sospetti, e devono essere sostanziali e non solo formali. Oggi questo avviene in pochi casi, dove le attuali limitate forze degli organi amministrativi di controllo riescono ad arrivare».
Eppure c'è chi riesce a bypassare anche il requisito minimo della frequenza. Per la validità degli anni scolastici, infatti, è richiesta la frequenza di almeno tre quarti dell'orario annuale, anche in quinto. Cosa che, secondo Tuttoscuola non avverebbe: «Si può parlare di un vero e proprio "turismo da diploma" che mobilita ogni anno molte migliaia di studenti, i quali dovrebbero trasferirsi - spostando il domicilio - per rispettare l'obbligo di frequenza. La violazione di legge sulla frequenza per almeno tre quarti dei giorni di lezione messa in atto quasi sempre dagli istituti in odore di diplomificio è la loro carta vincente verso la clientela, ed è qui che lo Stato sta perdendo».