È, forse, l'interrogativo più importante degli ultimi anni in Ciociaria: dove verrà localizzata la nuova discarica in provincia di Frosinone? Sono quarantacinque i comuni ciociari potenzialmente idonei a ospitare una discarica. È quanto emerge dallo studio per la "Riattualizzazione di aree sensibili caratterizzanti il piano territoriale provinciale generale", commissionato nel 2020 dalla Provincia di Frosinone al Politecnico di Torino. A fine giugno scorso l'amministrazione provinciale ha ricevuto la relazione dettagliata dello studio, che nei giorni scorsi è stata finalmente trasmessa ai Comuni.
Il lavoro, che si è delineato attraverso un serie di fasi, a partire dall'acquisizione di dati geografici, per arrivare a un restituzione cartografica, ha condotto alla distinzione tra aree non idonee, quindi interessate da fattori che escludono la possibilità di realizzazione di una discarica, e idonee con condizione, cioè interessate da uno o più fattori possibilmente limitanti.
Nella seconda categoria, e quindi potenzialmente adatti alla realizzazione della discarica, c'è praticamente la metà dei comuni della provincia di Frosinone. Le aree territoriali interessate rientrano, infatti, nei comuni di Paliano, Acuto, Fiuggi, Torre Cajetani, Guarcino, Trivigliano, Fumone, Vico nel Lazio, Supino, Patrica, Arnara, Veroli, Vallecorsa, Ripi, Strangolagalli, Boville, Monte San Giovanni Campano, Castelliri, Isola del Liri, Arpino, Sora, Broccostella, Arce, Rocca d'Arce, Santopadre, Falvaterra, Pastena, San Giovanni Incarico, Pico, Colle San Magno, Piedimonte San Germano, Acquino, Villa Santa Lucia, Esperia, Ausonia, Coreno Ausonio, San'Andrea sul Garigliano, Sant'Ambrogio sul Garigliano, Sant'Apollinare, Vallemaio, San Giorgio a Liri, Cassino, Cervaro, Vallerotonda e Sant'Elia Fiumerapido.
Tutti i comuni indicati, comunque, come emerge dalla relazione, sono interessati da fattori di attenzione progettuale, vale a dire da caratteristiche che rendono necessari ulteriori approfondimenti per valutare la possibilità di realizzazione degli interventi.
Le amministrazioni comunali, contestualmente alla relazione dello studio, hanno ricevuto dalla dirigenza del settore ambiente, rifiuti ed energia della Provincia di Frosinone l'indicazione a inviare entro sessanta giorni dalla ricezione del documento, protocollato il 7 luglio, eventuali analisi, suggerimenti, apporti o osservazioni tecniche. La Provincia ha, inoltre, comunicato che, al fine di supportare le amministrazioni in tali attività di analisi e proposizione, sta provvedendo alla costituzione di un ufficio di scopo.
A questo punto, dunque, si apre probabilmente la fase più complessa della vicenda, che dovrà portare all'individuazione di un'area per la realizzazione della discarica, con i Comuni invitati a dialogare con la Provincia, che a sua volta è chiamata a presentare una rosa di siti potenziali alla Regione, che ha competenza sulla materia. Dopodiché si potrà passare alla fase relativa alle autorizzazioni, prima di poter arrivare all'avvio dell'effettiva realizzazione. Difficile immaginare che tale iter possa essere completato in breve tempo. E tutto ciò in un momento in cui la Ciociaria, mancando una discarica sul territorio, sta smaltendo i rifiuti nei termovalorizzatori del Nord Italia, con un aggravio inevitabile di costi per i comuni, per le famiglie e per le imprese.
Per avere un'idea della complessità del tema, e dei relativi tempi, basti pensare che le amministrazioni provinciali erano state chiamate a intervenire in merito già sette anni fa.
«Nel 2016 nelle Province del Lazio iniziava il confronto con i Comuni per evidenziare i fattori escludenti». A ricordarlo l'ingegnere ambientale, esperta di rifiuti e bonifiche, e assessore all'Ambiente nel Comune di Ceprano, Elisa Guerriero. «Allora c'era una capacità volumetrica esistente delle discariche ben diversa da oggi – spiega – Ciò significa che ora partiamo già con un ritardo di sette anni».
E sulle possibili zone idonee indicate nello studio del Politecnico aggiunge: «Mi preoccupa l'individuazione di così tante aree, che ricadono soprattutto in piccoli comuni che, con le carenze di personale strutturali che hanno e il periodo estivo in itinere, avranno pochissimo tempo per tutte le osservazioni. Temo che si avvierà una discussione che durerà a lungo. E se consideriamo che in una situazione ideale, non la nostra – conclude – l'iter che va dalle autorizzazioni alla costruzione non richiederebbe ottimisticamente meno di cinque anni, la sensazione è che trascorrerà molto tempo e continueremo a gestire il conferimento dei rifiuti, in emergenza, probabilmente altrove».