Divieto di dimora, non esecutivo, per il sindaco di Pontecorvo Anselmo Rotondo. Lo ha stabilito il Tribunale del Riesame dopo il ricorso del Pm Alfredo Mattei che ha presentato nuove motivazioni per ottenere la misura nell'ambito della maxi inchiesta sul Sisma Bonus e sulla corruzione che aveva toccato Cassino e Pontecorvo. Il giudice ha ritenuto congrua la misura per Rotondo anche se non potrà essere applicata nelle more del ricorso che l'avvocato del primo cittadino, Nicola Ottaviani, presenterà in Cassazione. Solo nel caso di una conferma si potrà procedere, altrimenti no.
Rotondo era finito tra gli indagati della maxi operazione cassinate insieme al responsabile dell'area tecnica del Comune (entrambi accusati di corruzione) per aver ricevuto da un imprenditore (anche per lui ci sarebbe una misura del Riesame, "sospesa" nelle more del ricorso), direttore commerciale e procuratore speciale della Heraluce s.r.l - beneficiaria di una concessione, di durata ventennale, da parte dell'ente locale, avente a oggetto la gestione e manutenzione degli impianti di pubblica illuminazione, nonché dei servizi connessi all'adeguamento normativo e alla riqualificazione degli stessi - utilità consistita nell'affidamento dalla società sopra citata a una S.r.l., di parte dei lavori relativi all'installazione e alla manutenzione dell'impianto di pubblica illuminazione, o comunque per averne accettato la promessa, in vista del successivo compimento da parte dei pubblici ufficiali di atti contrari ai doveri di ufficio, consistiti in particolare: nella consegna degli impianti alla Heraluce s.r.l. Questo - sempre per gli inquirenti - nonostante che fosse ancora in corso la verifica del progetto esecutivo da parte della società incaricata e non si fosse pertanto proceduto alla validazione dello stesso da parte del Rup.
Anselmo Rotondo è sereno. A mezzo dell'avvocato difensore Nicola Ottaviani, ha fatto sapere: «Il Riesame si è espresso in maniera differente dal Gip di Cassino che ha negato ogni mio coinvolgimento in tutta questa vicenda e ne prendiamo atto presentando il ricorso in Cassazione. Giova solo ricordare che nessuno dei magistrati che ha trattato il caso ha configurato un mio arricchimento di tipo personale. Le mie sono sempre state azioni per il bene della comunità. Ho fondato la mia vita, ancorché la mia esperienza politica, sui valori dell'onestà, della moralità e la della legalità. Credo nella giustizia e per questo continuerò a camminare con la consapevolezza di ha la coscienza a posto».