Spazio satira
Economia
10.07.2023 - 17:00
«Quello trascorso si è rivelato un anno di ulteriore, forte impegno della Uif nell'attività di prevenzione e contrasto al riciclaggio e alla criminalità economica e finanziaria. Nel 2022 si è raggiunto un altro massimo storico delle segnalazioni di operazioni sospette ricevute dall'Unità (155.426, con un aumento dell'11,4%). Un'ampia maggioranza di segnalazioni proviene, come di consueto, dal sistema bancario e finanziario, con un accresciuto contributo dei prestatori di servizi di gioco e degli operatori non finanziari. Restano trascurabili le comunicazioni inviate dalle pubbliche amministrazioni, nonostante l'attuale momento storico in cui il massiccio intervento pubblico nell'economia rafforza l'esigenza di presidi per la tutela della legalità».
Lo si legge nell'ultimo rapporto annuale dell'Unità di informazione finanziaria per l'Italia, l'unità centrale nazionale con funzioni di contrasto del riciclaggio e del finanziamento del terrorismo, istituita presso la Banca d'Italia. Nel rapporto si evidenzia che «l'onda lunga del Covid-19 ha continuato a evidenziare fattispecie operative connesse con la fase di assestamento dell'economia e gli effetti delle politiche pubbliche adottate per favorirne il sostegno. Sebbene in misura più contenuta, anche la crisi russo-ucraina ha mostrato una ricaduta sul flusso segnaletico, soprattutto per le conseguenze, sul piano soggettivo e operativo, delle sanzioni imposte alla Russia dalla Ue e dalla comunità internazionale».
E ancora: «L'analisi strategica si è concentrata sullo studio di indicatori di opacità delle imprese italiane, sull'individuazione di imprese a rischio di infiltrazioni della criminalità organizzata sulla base di indicatori di bilancio e sull'approfondimento dei flussi commerciali internazionali al fine di individuare triangolazioni anomale con la Russia». A livello numerico nel 2022 la maggior parte delle segnalazioni di operazioni sospette sono arrivate dalla Lombardia (27.651) con un incremento dell'8,7% sul 2021, dal Lazio con 19.255 e un più 11,7% e dalla Campania con 18.305 e più 16,4%. Trend negativo solo per Sicilia (-3,7%) ed Emilia Romagna (-1%). Nella classifica provinciale a Frosinone le segnalazioni sono state 731 contro le 631 dell'anno precedente, per un più 15,8%. Latina ne ha avute 931 contro 904, Viterbo 371 contro 348, Rieti 154 contro 201. Solo Roma ne ha avute 17.068 contro 15.152 dell'anno precedente.
«Data la forte correlazione tra l'uso del contante e l'ampiezza dell'economia sommersa e illegale, particolare attenzione viene rivolta alle operazioni in contante», si osserva nel dossier. Si parla di un valore «173,5 miliardi di euro, in aumento del 9,4% rispetto al 2021; l'importo totale dei prelievi (8,4 miliardi di euro) è cresciuto quasi il doppio (+17,0%) rispetto ai versamenti (165,1 miliardi di euro, + 9,1%), mentre il numero di transazioni sottostanti è aumentato complessivamente del 6,7%. L'aumento registrato durante il 2022 non ha determinato il pieno recupero dell'eccezionale contrazione nell'operatività in contante del 2020 dovuta alla crisi pandemica: dal raffronto con il 2018, infatti, si registra una contrazione del 15,2% negli importi e del 23,0% nel numero di operazioni. Pare quindi confermarsi il segnale, già ravvisato nel 2021, di una possibile modifica strutturale nelle abitudini di spesa conseguente alla pandemia, con un più diffuso utilizzo di mezzi di pagamento alternativi».
La Ciociaria è tra le province in cui il peso delle operazioni in contante è tra 2,6 e 3,4% come, per esempio, L'Aquila o Caserta e Napoli, mentre Latina è tra il 3,5 e il 5,6%. Sul fronte delle anomalie per l'uso del contante il Frusinate si trova tra i territori a rischio basso, unica del Lazio dove, invece, il rischio è alto a Latina, a Rieti e a Roma. «Anche nel 2022 – si legge - gli utilizzi anomali di contante sono relativamente più frequenti nelle province del Centro (con l'esclusione di alcune province della Toscana), nel Nord Ovest (soprattutto Cuneo, Genova, La Spezia, Milano e Sondrio, oltre che in Val d'Aosta) e nel Nord Est (in particolare Bolzano e Vicenza e in Romagna). In queste aree, tra le più ricche del Paese, pur caratterizzate da un utilizzo di contante mediamente inferiore a quanto osservato nelle altre province, le migliori opportunità di investimento offerte sembrano attrarre l'interesse anche delle organizzazioni criminali. In virtù degli incrementi registrati, hanno raggiunto un grado di rischio non trascurabile rispetto all'anno precedente le province di Mantova, Perugia e Rieti».
Invece, per i flussi con i paesi a fiscalità privilegiata o non cooperativi «si osserva un aumento del 51,8%, soprattutto per effetto dell'inserimento nelle liste ufficiali di Malta e Turchia - è scritto nel rapporto - al netto di questi ingressi, la crescita sarebbe del 30,3%, inferiore rispetto alla tendenza generale dei flussi con l'estero». Più nello specifico: «Nella distribuzione provinciale dei trasferimenti in contropartita con i paesi non cooperativi o a fiscalità privilegiata si osserva una distribuzione particolarmente disomogenea tra le varie regioni del Paese. Nell'anno in esame, rispetto agli anni precedenti, si rileva una maggiore incidenza dei flussi verso l'estero dalle regioni meridionali, in particolare dalla Sardegna e da numerose province di Calabria, Puglia e Sicilia; anche le Marche presentano una movimentazione rilevante e si conferma l'elevata incidenza dei flussi in uscita per le province di confine di Lombardia e Piemonte».
In questo ambito la provincia di Frosinone ha una quota di bonifici in uscita con i paesi non cooperativi e/o a fiscalità privilegiata sul totale dei bonifici esteri tra l'8,1 e il 9,2% contro il 5,1-6,8% di Latina. Ciò fa della Ciociaria una delle province a rischio medio, mentre Latina è a rischio basso. Per la quota dei bonifici in entrata il Frusinate si attesta tra il 6,9 e l'8% e, dunque, a rischio basso, mentre Latina è tra il 5,1 e il 6,8% a rischio medio alto. «Per quanto concerne i flussi in entrata, la quota dei bonifici provenienti da paesi non cooperativi o a fiscalità privilegiata registra valori relativamente più elevati in alcune province di Basilicata, Liguria, Molise, Puglia e Toscana, nonché in alcune province di confine».
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