Il modo di quantificare il risparmio nello smaltimento di rifiuti che si sarebbe dovuto smaltire come pericolosi, i sopralluoghi dell'Arpa al depuratore di Ceccano, i cattivi odori lamentati dai cittadini e oggetto di alcuni esposti. E ancora le analisi per catalogare i rifiuti. Sono alcuni passaggi affrontati nel processo per i depuratori di Ceccano e Villa Santa Lucia al tribunale di Frosinone.
Davanti al giudice monocratico Antonio Ruscito e al pubblico ministero Carlo Villani c'è stata l'integrazione della testimonianza di un carabiniere forestale, già sentito, sull'esatta quantificazione del risparmio ottenuto da AeA per lo smaltimento dei rifiuti come non pericolosi anziché come pericolosi, secondo l'impostazione della procura.
Quindi il tribunale ha ascoltato una serie di tecnici dell'Arpa, ciascuno per le proprie competenze per i sopralluoghi all'impianto di Ceccano. Un tecnico, sollecitato sui cattivi odori, ha spiegato che questi non potevano esser campionati e che «quando ricevevamo le segnalazioni sui cattivi odori, interveniva la squadra di emergenza ambientale». Diverse anche le segnalazioni pervenute all'Arpa di scarichi anomali. Un altro passaggio ha interessato i lavori per l'abbattimento degli odori che, all'epoca di uno dei sopralluoghi, risultavano essere ancora in corso. Lo stesso teste, però, ha confermato che «appena arrivati, gli odori erano nauseabondi e forti vicino alle vasche».
Un'altra teste dell'Arpa ha riferito sul sopralluogo effettuato dall'agenzia il 7 giugno 2018 su richiesta della forestale. Quindi sui fanghi: «Abbiamo richiesto i formulari con la classificazione dei rifiuti - ha confermato il tecnico - Su quattro certificati di rapporti di prova, era stato analizzato da un due a un cinque fino a un tredici per cento del rifiuto. Il dato non era esaustivo, così abbiamo deciso di classificare i rifiuti come pericolosi». Questo perché, all'epoca, per la classificazione dei rifiuti ci si atteneva alle disposizioni stabilite dall'Arpa secondo le quali un'analisi inferiore al 50% del rifiuti era considerata non esaustiva. Dopo la sentenza della Corte di giustizia Ue sui codici a specchio c'è stato l'adeguamento a quanto disposto a livello comunitario. La stessa teste ha ammesso che «mai è capitato che del rifiuto si è analizzato il 99% del campione».
Sulle analisi non esaustive, le difese hanno chiesto conto della mancata analisi sul resto del campione. La teste ha risposto che tale richiesta dall'autorità giudiziaria non è giunta. Quindi al pm, a chiarimento, l'ingegnere dell'Arpa ha aggiunto che quei rifiuti erano già stati conferiti per cui non erano possibili ulteriori analisi.
Un altro tecnico dell'Arpa sugli odori ha spiegato che era normale sentirli e di non aver avuto particolari reazioni, ma anche che «dove i lavori erano stati ultimati gli odori erano di lieve entità».
L'avvocato Vincenzo Galassi ha chiesto al tribunale di non acquisire gli esposti sui cattivi odori, corredati anche da articoli di giornale. Sul punto il pm ha insistito ritenendo «l'esposto una delle prove necessarie trattandosi di inquinamento ambientale». In caso di mancata acquisizione, il pm ha chiesto di sentire i primi firmatari. Sempre Galassi ha poi chiesto di non acquisire le relazioni dell'Arpa in quanto ritenute atti di pg. Il tribunale si è riservato. Prossima udienza a ottobre.
Gli imputati sono difesi dagli avvocati Marzi, Galassi, Salera, Di Sora, Igliozzi, Marandola, Quadrini, Cianfrocca, Pisani, Valente, Di Zio, Pagani, Bigolin, Tomassetti, Galasso e Brunetti. Parti civili il Comune di Ceccano con l'avvocato Gianpio Papa e la Regione Lazio.