Nel 1972, a una distanza di 45.000 km, la terra completamente illuminata dal sole fu fotografata dall'equipaggio dell'Apollo 17 e in quelle condizioni il pianeta assomigliava a una biglia blu, particolare che le fruttò il soprannome "Blue Marble": marmo blu.

Questa colorazione è conseguenza della predominanza dell'acqua sulla superficie del globo. Infatti la presenza di acqua sulla Terra è dell'ordine di 1.400 milioni di km³ di cui circa il 97% è salata. Della parte restante, circa 42 milioni km³, trascurando quella trattenuta nei ghiacciai, nelle nevi permanenti, nelle profondità della terra e nell'atmosfera, risulta che solamente lo 0,3%, pari a circa 0,1 milioni di km³, è la quantità di acqua dolce di superficie.

Se si considera la distribuzione dell'acqua dolce a livello mondiale, risulta evidente perché questo bene pubblico naturale fondamentale per la vita umana, animale e vegetale, sia stato soprannominato "l'Oro Blu del XXI secolo".

L'acqua è una risorsa limitata, fonte di vita alla base di ogni attività antropica, la cui disponibilità, sempre più condizionata dai cambiamenti climatici, richiede che sia utilizzata senza sprechi e senza pregiudicarne la qualità e l'accessibilità presente e futura sia per i singoli individui che per le attività agricole e industriali.
Per gli esseri umani, disporre di acqua potabile, pulita ed economica è meno ovvio di quello che può sembrare. Ancora oggi milioni di persone bevono acqua di scarsa qualità e circa il 40% della popolazione globale affronta situazioni di scarsità, secondo l'Onu. Garantire a tutti la disponibilità e la gestione sostenibile dell'acqua e delle strutture igienico-sanitarie è infatti uno degli obiettivi di sviluppo sostenibile previsti dall'agenda 2030.

A volte il problema sono gli sprechi causati dall'inefficienza delle strutture idriche. Questo è il caso dell'Italia, che relativamente alla situazione globale non ha problemi di approvvigionamento o di salubrità, nonostante il 24,9% delle famiglie italiane nel 2022 non si fidi a bere l'acqua del rubinetto secondo Istat. Questi sprechi risultano ancora più gravi se consideriamo che il problema della disponibilità idrica si sta aggravando a causa degli effetti dei cambiamenti climatici.

Secondo la European environmental agency (Eea), anche in Europa le risorse idriche sono sotto pressione. Questo è soprattutto il caso nei paesi dell'Europa meridionale, dove le precipitazioni sono sempre più scarse e la siccità è un aumento. Oltre ai cambiamenti climatici, l'altro fattore di pressione è l'aumento della domanda, causato dallo sviluppo dei settori produttivi e dal progressivo incremento della popolazione.
Per questo è importante favorire il risparmio di acqua e il suo utilizzo efficiente. A partire dall'estrazione. Sempre secondo l'Eea, dal 1990 a oggi l'estrazione di acqua in Europa è diminuita del 19% circa. L'Italia si conferma il secondo paese Ue dopo la Grecia per prelievo di acqua dolce per uso potabile da corpi idrici superficiali o sotterranei. Parliamo di 155 metri cubi annui per abitante.

L'acqua prelevata viene poi immessa nella rete idrica comunale ed erogata per l'utilizzo civile. La Valle d'Aosta è la prima regione italiana per acqua erogata in rapporto alla popolazione (438 litri al giorno). Seguono a distanza Trentino Alto Adige (291) e Calabria (277).

L'erogazione giornaliera pro capite è mediamente più elevata nelle aree settentrionali del paese. Come rileva Istat, la diffusione dei fontanili, soprattutto nelle zone montane, può in parte spiegare questi valori elevati. Il minore volume di acqua si rileva invece nelle isole, anche se i valori più bassi si registrano in Umbria (166) e Puglia (155). Un altro fattore che differenzia le zone è il distretto idrografico: è soprattutto nell'area del Po che si riportano i volumi maggiori di acqua erogata. Tuttavia l'acqua erogata ed utilizzata non corrisponde al totale di quello che viene immesso nelle reti. La situazione italiana è infatti caratterizzata da una gestione frammentata e inefficiente delle risorse idriche, che causano una forte dispersione di acqua.

Un importante investimento del Pnrr pari a 900 milioni di euro prevede proprio di ridurre le perdite e di rendere le infrastrutture maggiormente efficienti. A fronte di 8,1 miliardi di metri cubi di acqua per uso potabile immessi nelle reti comunali nel 2020, complessivamente sono stati erogati appena 4,7 miliardi di metri cubi di acqua per usi autorizzati. Quasi la metà delle risorse immesse quindi non sono arrivate a destinazione.
Dei comuni capoluogo, sono 43 quelli in cui si supera la media nazionale. Di questi, 15 si trovano nell'area del centro-nord e i restanti 28 nel sud. I capoluoghi che sono caratterizzati dalle perdite più ingenti sono Chieti (71,7%), Latina (70,1%), Belluno (68,1%) e Siracusa (67,6%) e Frosinone (53,6%)

Le perdite idriche sono quindi particolarmente elevate nel sud del paese, in particolare in Basilicata (con oltre il 60%), in Abruzzo, Sicilia e Molise. Mentre le cifre più basse si registrano nelle regioni settentrionali, prima tra tutte la Valle d'Aosta.