Aumenta la mortalità per cause respiratorie e per malattie cardiovascolari. E un chiaro effetto sul numero di decessi per tumori maligni arriva dall'inquinamento atmosferico. In provincia di Frosinone si registra una mortalità altissima rispetto a questi fattori e la conferma arriva dallo studio condotto con il progetto Indaco, il programma di valutazione epidemiologica della popolazione residente nel Sito di Interesse Nazionale (SIN) Valle del Sacco. Il progetto è stato presentato ieri mattina nella sala del teatro della Asl di Frosinone. Al coordinamento il dipartimento di epidemiologia del servizio sanitario regionale della Regione Lazio – Asl Roma 1 (DEP Lazio). Ad aprire l'incontro l'introduzione del direttore generale della Asl Angelo Aliquò che ha sottolineato l'importanza di saper informare correttamente la popolazione e di combattere l'inquinamento. Al tavolo dei relatori Marina Davoli, Paola Michelozzi, Daniela Porta del Dep Lazio e Norina Di Blasio (Pensiero Scientifico Editore).
Lo studio è stato effettuato su un gruppo di 540 adulti di cui 218 residenti nei diciannove comuni del Sin e gli altri 321 in altri paesi della provincia di Frosinone. I risultati confermano un effetto dell'esposizione a inquinanti atmosferici in particolare sulla mortalità per cause respiratorie e tumorali, nonostante i dati si fermino a cinque anni fa. Per quanto riguarda la mortalità per cause respiratorie si registrano stime di rischio positive per quasi tutti gli inquinanti. Anche per la mortalità da tumori maligni si evidenziano eccessi di rischio positivi per tutti gli inquinanti analizzati. Oggi i dati più recenti evidenziano come per alcuni inquinanti, tra cui il Pm10, continuano a registrarsi nell'area livelli superiori a quelli di riferimento della qualità dell'aria. Particolarmente significativa è la presenza di benzo(a)pirene, un idrocarburo policiclico aromatico, nella stazione di Frosinone Scalo con una media annua pari a 3 ng/m³. Il valore supera del 30% il limite e fa riferimento al rapporto Arpa del 2021.
All'interno dello studio è stata presa in esame un'importante variabile ossia quella del ruolo dello stato socio-economico delle persone sulla mortalità. Per tutti gli esiti considerati il rischio di mortalità è più elevato nei residenti in aree con stato socio economico molto basso.
Un'altra parte dello studio ha analizzato la contaminazione umana da beta-esaclorocicloesano. Dal 2009 la Regione ha messo in atto un programma di sorveglianza sanitaria divisa in tre fasi: la prima dal 2010 al 2012, la seconda dal 2013 al 2015 e la terza dal 2022 al 2023. In questo caso sono state monitorate 1.256 persone residenti in tutti i diciannove comuni del Sin. Su 1.187 prelievi del sangue eseguiti ad oggi sono stati analizzati solo 548 campioni e di questi 378 sono ripetuti. Da questa prima analisi preliminare è emersa una riduzione della concentrazione di beta-esaclorocicloesano nel sangue dei residenti in tutti i comuni del Sin. I dati inoltre confermano livelli più bassi con 10.8 ng/g grasso rispetto ai 33 ng/g dei comuni del vecchio Sin. Questo perché dal 2005, quando venne riconosciuto lo stato di emergenza, ad oggi la sostanza sta scomparendo naturalmente senza nessuna azione di bonifica.