Delitto Fidaleo, ora si va in Cassazione. La Corte Suprema ha fissato l'udienza per Giuseppe Molinaro, il cinquantaseienne di Teano accusato di aver assassinato il sessantaseienne di San Giorgio a Liri, Giovanni Fidaleo, direttore dell'albergo Nuova Suio, e di aver ferito gravemente la trentenne Miriam Mignano di Castelforte.

La prima sezione della Cassazione, infatti, ha fissato l'udienza di Camera di Consiglio del Collegio 1 per il 13 settembre prossimo.
Come è noto l'avvocato Paolo Maria Di Napoli, difensore dell'omicida, nel maggio scorso aveva presentato ricorso alla Suprema Corte, dopo aver ricevuto le motivazioni del rigetto da parte del Tribunale del Riesame di Roma, organo al quale si era rivolto dopo l'ordinanza del gip del Tribunale di Cassino che, come si ricorderà, aveva applicato la misura coercitiva della custodia cautelare in carcere.

Attualmente, infatti, Giuseppe Molinaro è rinchiuso nel carcere militare di Santa Maria Capua Vetere, in quanto prestava servizio presso la stazione dei carabinieri di Carinola (Caserta), dopo tanti anni trascorsi alla caserma di Castelforte.

L'uomo è accusato di aver ucciso, il 7 marzo scorso, all'interno dell'albergo Nuova Suio, con quattro colpi di pistola Giovanni Fidaleo. E di aver ferito, con altri due, Miriam Mignano. La difesa dell'omicida oltre a chiedere una misura coercitiva meno afflittiva (arresti domiciliari con l'applicazione del braccialetto elettronico), aveva richiesto anche l'annullamento del provvedimento adottato dal Tribunale del Riesame di Roma «per erronea applicazione della legge penale e per inosservanza delle norme processuali, con rinvio della procedura in esame ad altra autorità giudiziaria».

L'obiettivo dell'avvocato Di Napoli è ovviamente puntare sull'incapacità di intendere e volere da parte dell'assistito, tanto che è stato individuato, nel dottor Luca Bartoli, lo psichiatra che sta fornendo la sua consulenza. E infatti già sono stati diversi gli incontri in carcere tra il professionista e Giuseppe Molinaro. Inoltre, il difensore dell'omicida sostiene che dopo il primo provvedimento del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, il gip di Cassino non disponeva alcun accertamento peritale prima dell'emissione della nuova custodia cautelare e non riteneva opportuno fissare il nuovo interrogatorio per verificare le condizioni di applicabilità della misura cautelare.

La difesa pone l'accento anche sul fatto che l'appuntato dell'Arma Giuseppe Molinaro, oltre ad assumere antidepressivi e ansiolitici, stesse seguendo un percorso di sostegno psicologico presso una professionista di Teano e psichiatrico presso la competente struttura sanitaria dei carabinieri di Roma. Nel richiedere la revoca della detenzione in carcere, la difesa ha anche assicurato che in caso di concessione degli arresti domiciliari, Molinaro non frequenterebbe più la zona, ma sarebbe ospite del fratello, che invece vive in un centro della provincia di Campobasso.