Non può essere definito "uno scherzo". Al contrario, la trovata balorda di chi ha sparso sui social la notizia di una neonata trovata morta in città, all'interno di un cassonetto per gli abiti usati, rientra soprattutto nelle fattispecie penali del procurato allarme e della diffusione di notizie false e tendenziose. Con l'aggravante dell'avere taroccato un comunicato dell'Ansa, attraverso il quale la "bufala" è stata suffragata dall'ignoto autore (o autori). Quest'ultimo, non si capisce per quale stupida forma di divertimento, ha sfruttato la velocità della rete per mettere in circolazione l'assurda notizia e innescare una reazione a catena di commenti indignati da parte di ceccanesi e non. Infatti, nella costruzione della "fake" l'autore (o gli autori) ha fatto riportare dal falso sito Ansa, che una telecamera avrebbe addirittura immortalato una giovane mentre gettava la neonata in un raccoglitore del vestiario usato. E che la donna si sarebbe anche potuta riconoscere dai frame del video. Un dettaglio che ha scatenato la curiosità delle migliaia di frequentatori dei social, i quali si sono sbizzarriti a pubblicare le più svariate ipotesi sull'identità della "mamma degenere" e perfino sulla sua nazionalità.

Fortunatamente, i carabinieri della stazione cittadina, sotto la guida del luogotenente Fabio Laurentini, hanno interrotto rapidamente questo circuito virtuale infernale. I militari hanno segnalato la fake news agli amministratori del sito su cui era stata pubblicata. Quindi, hanno inviato una comunicazione all'agenzia Ansa, informandola della grave contraffazione messa in atto ai suoi danni. Nel frattempo, sono scattate le indagini per risalire all'artefice (o agli artefici) della bravata. Come abbiamo accennato, chi ieri pomeriggio si è divertito a scatenare il putiferio sui social rischia seriamente a livello penale, in quanto ha commesso una serie di reati.

Lo scopo dell'indegna trovata ci sfugge, perché non crediamo che si possa ridere sul cadavere di una neonata, per quanto sia inventato. Evidentemente, nella testa di chi si è reso protagonista di un episodio così vergognoso funzionano meccanismi piuttosto alterati. Psicologi, sociologi e psichiatri potrebbero dare una risposta sicuramente più completa e scientifica sull'origine di certi fenomeni. Ora, comunque, si attende l'esito delle indagini condotte dall'Arma per identificare il responsabile (o i responsabili) dello "scherzo". Ed è auspicabile che avvenga presto.