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La mobilitazione

Nuova battaglia a Cassino Plant. «Turni di lavoro insostenibili»

La Fiom-Cigl fuori dalla fabbrica per incontrare gli operai. «Tagli anche al mantenimento del microclima e riduzione delle giuste condizioni igieniche»

cassino plant cgil

I momenti del volantinaggio di giovedì davanti alla fabbrica cassinate da parte della Fiom-Cgil

«La conduzione delle officine e della politica aziendale dello stabilimento di Cassino è chiaramente fuori controllo. È un dato di fatto. Lo dimostra la scarsità di vedute e il continuo "navigare a vista" rispetto alle condizioni di lavoro e all'organizzazione dello stesso».
A tuonare fuori dai cancelli di Cassino Plant è stata la Fiom-Cgil con un volantinaggio nella giornata di giovedì sulle condizioni lavorative «peggiorate» nel giro di due anni.

Per il sindacato, che si è dato appuntamento dinanzi alla fabbrica, all'ingresso e all'uscita delle tute rosse, «in assenza di un piano industriale regna nello stabilimento un doloroso clima di incertezza sul futuro. L'unica cosa certa sono i tagli e l'abbassamento dei costi scaricati sui lavoratori e sulle lavoratrici, compresi quelli in appalto che stanno già pagando cara la pelle. Tagli anche al mantenimento del microclima in nome del "risparmio energetico" e cosa ancor più grave riduzione delle giuste condizioni igieniche. I cicli di lavoro sono aumentati a livelli insostenibili, arrivando in alcuni casi anche al 98% di saturazione».

La fotografia più impietosa tocca proprio i lavoratori che negli anni hanno varcato quei cancelli: «Lo stabilimento di Cassino tra il 2018 e il 2022 ne ha persi circa 2000. La trasferta della Fiom alla sede centrale Stellantis in Francia è sicuramente un fatto storico, in cui abbiamo chiesto risposte e un tavolo negoziale che si può ottenere soltanto con il contributo di tutti. La fabbrica di motori di Douvrin, a nord della Francia, sta chiudendo causando la perdita di 1200 posti di lavoro». Stessa sorte per il sindacato c'è stata nelle realtà produttive del gruppo dislocate in Germania e in Ungheria. «Ora tocca agli stabilimenti italiani», il triste presagio.

Ecco perché i sindacalisti con Donato Gatti, segretario Frosinone-Latina Fiom-Cgil, in prima fila reputano necessario «unirsi come classe operaia e opporci alla repressione nelle fabbriche e alla desertificazione a livello occupazionale. È necessario mobilitarsi per difendere gli stabilimenti e allo stesso tempo conquistare un tavolo di trattative che metta al centro politiche industriali incentrate sulla transizione ecologica capace di garantire investimenti e mantenimento dei livelli occupazionali a tutto il settore dell'auto.
La Fiom Cgil ha chiamato in causa anche il Presidente del Consiglio a cui abbiamo inviato una richiesta d'incontro perché il Governo Italiano ha il dovere di assumersi la responsabilità rispetto al futuro di decine di migliaia di famiglie».

In casa Alfa
Intanto, oltre alle ottime performance del Biscione, si ragiona "ad alta voce" al nome del nuovo modello della casa che potrebbe anche essere prodotto a Cassino sulla piattaforma Stla large. L'altro giorno Alfa ha chiesto aiuto ai suoi fan per scegliere il nome del nuovo Suv compatto che sarà svelato il prossimo anno. I numerosi fan della casa automobilistica hanno preso d'assalto i social del brand premium del gruppo Stellantis per dire la loro sul nome della prossima grande novità dello storico marchio milanese.
Sono stati davvero moltissimi i nomi fatti per la futura entry level di Alfa Romeo e prima auto del Biscione ad avere in gamma una versione completamente elettrica. Ci sono Alfetta, Junior, 33, Milano, Essenza, Brera, Brenta, Giulietta, Colosseo, Brennero, Sestriere , MiTo, Sempione, Pordoi, Gardena, Eira e Rombo. E sono solo alcuni!

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