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La ricostruzione

Omicidio De Cesare, sentiti i genitori di Ialongo: «Romina era una di famiglia»

Acquisite le dichiarazioni rese alla polizia dal padre della ragazza e dal nuovo fidanzato di lei. Il 6 luglio gli ultimi testi del pm

romina de cesare

La polizia in via del Plebiscito dove è stato ritrovato il corpo della giovane vittima

«Romina una di famiglia». L'hanno descritta così i genitori di Pietro Ialongo, l'uomo accusato di aver ucciso l'ex fidanzata lo scorso 3 maggio nella casa che condividevano in via del Plebiscito. Ialongo era stato poi arrestato, la notte successiva a Sabaudia dopo che - come da lui raccontato - aveva tentato di togliersi la vita. Davanti alla Corte d'assise di Frosinone, presieduta dal giudice Francesca Proietti (a latere l'altro togato Chiara Doglietto) sono state acquisite le dichiarazioni rese alla polizia nel corso delle indagini da tutti i testimoni chiamati a deporre ieri. Solo ad alcuni il presidente, la parte civile e la difesa dell'imputato, accusato di omicidio volontario, hanno fatto domande.

La Corte, dopo aver acquisito le dichiarazioni della zia francese della vittima e di Davide Cittadini, il ragazzo che aveva cominciato a frequentare Romina e che diede l'allarme non sentendola più, ha chiamato in aula il papà di Romina, Mario De Cesare, costituito parte civile insieme all'altro figlio, assistiti dagli avvocati Danilo Leva e Fiore Di Ciuccio. A De Cesare l'avvocato Leva ha chiesto se dall'imputato erano arrivate le scuse o una lettera. «No, nessuna lettera», ha fatto sapere il papà della ragazza di Cerro al Volturno alla Corte. Quindi Abramo Ialongo, padre dell'imputato, ha ricordato di essere venuto a Frosinone qualche giorno prima dell'omicidio. «Pietro era stato da noi il 28 e il 29 poi è partito di notte - ha risposto alle domande dell'avvocato Riccardo Di Vizio che difende Pietro Ialongo insieme a Vincenzo Mercolino - Mi resi conto che la situazione era difficile per lui. Si stavano separando, cosa che ci addolorava. Romina aveva fatto parte della nostra famiglia. Il 30 aprile mi recai a Frosinone per dargli una mano perché non aveva più un contratto di lavoro e dolori a gamba e schiena. Per non fargli portare peso gli avrei dato una mano. Sono stato fino al pomeriggio del 1° maggio. Pietro e Romina hanno detto che avrebbero risolto la cosa in tranquillità».

Poi il cambio di programma. «Pietro ha detto che ci aveva ripensato, che sarebbe rimasto a Frosinone e che se ne sarebbe andata Romina - ha proseguito il padre di Pietro - Lui faceva riabilitazione in piscina. Civilmente ognuno avrebbe preso la sua roba e trovato una soluzione. Mi hanno incoraggiato a ripartire. Mai immaginato ciò che sarebbe successo». Il padre ha negato che ci fossero segnali che potessero manifestare un'esplosione di violenza. «Lui ne era innamorato», ha risposto. Quindi ha chiarito il senso di un'intercettazione con un cugino. «Non sono riuscito a capire che la situazione potesse precipitare in quella direzione - ha proseguito - Era inimmaginabile che Pietro potesse fare qualcosa di male. Non sono riuscito a capire. Ero lì il giorno prima, mi sentivo un po' responsabile».

Il presidente della Corte ha chiesto di chiarire i rapporti tra i due fidanzati. «Romina aveva detto a mia moglie che si stavano separando - la risposta - Ho visto in Pietro la sofferenza. Ero stato io a farlo venire a casa, volevo sapere come stava. Viveva un momento di agitazione, se vogliamo comprensibile. Erano stati sempre litigiosi, ma noi ci abbiamo dato poca importanza, poi si compattavano. Romina poteva contare su di me, non avvertiva una situazione di pericolo. Se avessi potuto avvertire una cosa del genere l'avrei portata via io». A seguire la mamma dell'imputato, Adriana Santucci che ha ricordato che i ragazzi si erano fidanzati ad agosto del 2010.

Ha raccontato della malattia della mamma di Romina: «Io mi proposi per fare i turni in ospedale - ha ricordato la donna - Siamo stati come una famiglia per loro. Gli anni successivi Romina è stata in Francia. Io ero come una zia». La teste ha negato che fosse emersa una condotta violenta. Poi ha ricordato gli altri periodi trascorsi da Romina insieme a Pietro a Pesaro, quindi il ritorno in Francia («Io sono stata due-tre volte da lei») e la scelta di rientrare in Italia e trasferirsi a Frosinone. Ha poi parlato dei problemi fisici di Pietro, alla schiena e alla gamba. «La situazione di salute gli ha compromesso la vita - ha ricordato la madre - non poteva lavorare più, era un po' depresso. Ha detto che voleva farla finita, poi era stato in cura a Isernia e si è ripreso. Ha lavorato a Pesaro, ha fatto la riabilitazione. Le ha provate tutte».

Il presidente della Corte ha voluto sapere quando i due si erano lasciati. «Romina il 9 marzo mi disse "penso che con Pietro la situazione non può andare avanti" - ha seguitato la teste - Era stato un rapporto a distanza, avevano una situazione lavorativa precaria, così dividevano le spese. A fine aprile, a Frosinone, Romina ci disse che Pietro non stava lavorando e che stavolta si sarebbero lasciati definitivamente». Ma Pietro aveva scelto di restare a Frosinone, in quella casa. «Aveva l'abbonamento per la piscina anche a maggio. Da noi non c'è la piscina». Emanuela Campioni, proprietaria dell'appartamento affittato da Romina, ha ricordato che la ragazza le aveva chiesto di cercargli un'altra casa. «Mi ha chiamato il giorno stesso dell'omicidio e mi ha detto che la situazione era insostenibile», ha spiegato la teste che le aveva proposto un appartamento per giugno. Ma a giugno Romina non ha fatto in tempo ad arrivare. Prossima udienza per gli ultimi testi del pm il 6 luglio.

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