Delitto di via Pascoli, le indagini vanno avanti senza sosta. Mentre la procura ieri ha concesso il nulla osta per consentire alla famiglia di dare a Yirel Peña Santana una degna sepoltura, le verifiche degli investigatori si stanno concentrando sugli spostamenti del presunto killer e sull'arma del delitto. Che potrebbe non essere quella individuata in prima battuta durante le perquisizioni.

Perché la lunghezza della lama del coltellino rinvenuto subito nelle pertinenze dell'abitazione della vittima non sarebbe apparentemente compatibile con la profondità delle ferite riscontrate sul corpo della dominicana. Ecco perché le ricerche sarebbero ancora in corso. Il condizionale è d'obbligo, ma l'attenzione riservata a questo efferato omicidio è davvero massima.

La ricostruzione
Il 27 maggio scorso Yirel Peña Santana, una trentaquattrenne di origini dominicane, è rinvenuta in un appartamento di via Pascoli - in pieno centro a Cassino - senza vita in una pozza di sangue, raggiunta da numerosi fendenti, quattro dei quali risultati letali. A dare l'allarme, un vicino di casa che nota la porta dell'abitazione aperta e il sangue sul pianerottolo dell'ingresso: questo l'inizio di indagini serratissime affidate agli agenti della Squadra mobile di Frosinone, agli ordini del dottor Flavio Genovesi, e del Commissariato di Cassino (con la squadra di Pg coordinata dal sostituto commissario Roberto Donatelli, insieme ai colleghi della Scientifica) della dottoressa Simona Maffei.

In 24 ore gli agenti, coordinati dal pm Siravo - identificano il presunto autore dell'omicidio, isolando una traccia palmare sul muro della stanza da letto della donna: domenica notte in stato di fermo ci finisce Sandro Di Carlo, operaio edile di Cassino di 26 anni. Che nel primo interrogatorio - quello del pm Maria Beatrice Siravo - resta in silenzio. Poi, alla presenza del gip Casinelli, nega tutto. Affermando sì di essere stato in quella casa per incontrare la trentaquattrenne ma di non averle fatto del male: tornando indietro per recuperare un oggetto personale, la terribile scoperta.

L'accusa nei suoi confronti è quella di omicidio volontario con il riconoscimento, come aggravante, dei futili motivi. Dopo la convalida, è trasferito dal carcere di Cassino a Roma, nell'istituto Regina Coeli per questioni di sicurezza. Riconosciuti dal gip Casinelli il pericolo di reiterazione del reato e di inquinamento delle prove. Il legale del giovane arrestato, l'avvocato Alfredo Germani, sta valutando la possibilità di chiedere una perizia psichiatrica e di procedere con il Riesame.

Attesa per i funerali
Intanto ieri la madre di Yirel, la signora Lucia, ha ricevuto attraverso il suo legale - l'avvocato Marco Rossini - la comunicazione del nulla osta. E sta valutando dove dare degna sepoltura alla figlia: al momento, per questioni di opportunità legate alle indagini, Yirel potrebbe restare in Italia: o a Cassino o a Genova, dove risiede la madre. Proprio a Genova, quasi contemporaneamente alle manifestazioni antiviolenza che hanno avuto luogo nella città martire, la comunità sudamericana si è ritrovata unita accanto alla famiglia della vittima. Che ha molto apprezzato il calore e la vicinanza della comunità cassinate.