Un bosco nelle acque del fiume Sacco, gli ambientalisti attaccano gli enti preposti chiedendo l'intervento dei carabinieri forestali.
I disastri ambientali che si susseguono a ritmo forsennato, senza che nessuna voce si alzi contro chi ha trascurato la dovuta prevenzione, sono al centro delle critiche rivolte da un gruppo di ambientalisti locali i quali, particolarmente attivi e collaborativi con chi dimostri di voler e saper svolgere il proprio ruolo con competenza e con abnegazione, hanno preso carta e penna indirizzando una nota al comando locale dei carabinieri forestali ed al dipartimento della protezione civile.
Secondo loro, gli alberi con radici nel letto del fiume, ormai sviluppati in altezza per diversi metri e con le chiome che ombreggiano le acque, rappresentano non soltanto un pericolo in caso di piogge torrenziali, ma sarebbero addirittura l'anteprima di qualcosa che sta per accadere.
La cronaca riferisce come negli anni scorsi, sia nel 2004 che in tempi più recenti, brevi periodi di pioggia torrenziale abbiano provocato l'innalzamento delle acque del fiume Sacco fino a lambire i due ponti che collegano i territori di Anagni e Sgurgola, quello romano antico e quello realizzato dalle imprese della linea ferroviaria ad alta velocità. In una eventualità del genere, le acque supererebbero i ponti mettendone a rischio la stabilità. Non solo. I tronchi sradicati e trasportati dalla violenza della corrente, aggiunti poi ai materiali che si accumulano, bloccherebbero il deflusso delle acque che esonderebbero provocando disastri. Nei pressi del corso d'acqua, oltre ad abitazioni e stabilimenti industriali, vi sono strade importanti e la stessa ferrovia, sia le rotaie dei convogli regionali che quelle del treno ad alta velocità.
Un pericolo reale ed incombente, non soltanto da non sottovalutare ma da affrontare senza indugio e con caparbietà. C'è chi non rinuncia alle battute velenose: «Aspettano forse che accada un disastro per poter chiedere lo stato di calamità ed invocare la pioggia di milioni puntualmente messi in campo da Stato ed Europa?». I morti ed il disastro dell'Emilia Romagna dovrebbero ammonire, oltre che insegnare. E pensare che esistono leggi e regolamenti chiari e severi.