Nell'inchiesta per il suicidio di Silvia Di Porto condotta dalla procura di Roma, interrogato Fabrizio Pignalberi in sede di incidente probatorio.
Il caso del suicidio della donna, come altre vicende riguardanti il leader di Più Italia, ha avuto una grande rilevanza mediatica grazie all'interessamento della trasmissione televisiva Le Iene.

Pignalberi, assistito dall'avvocato Mariano Giuliano, ha risposto a tutte le domande che gli sono state poste dai carabinieri che stanno indagando, per istigazione al suicidio, dopo la denuncia dei familiari della donna. Pignalberi ha ricostruito i rapporti con Silvia, spiegando che i contatti sono nati con il movimento Più Italia. Quindi, ha aggiunto di essersi limitato a consigliare il nome di un legale e ha fatto riferimento al patrocinio per l'affidamento del figlio della donna, sostenendo che era stato concesso all'avvocato Simona Giuliani.

Ha affermato di non aver mai chiesto soldi a Silvia per le pratiche giudiziarie, di essersi limitato a dirle di pagare l'avvocato e di averle chiesto i soldi delle tessere del partito. Ha ricostruito quindi l'ultima giornata di vita della donna con uno scambio di messaggi e telefonate. Quindi la telefonata della sorella che gli annunciava che Silvia era morta. Pignalberi ha consegnato una serie di documenti, tra cui una lettera scritta a mano da parte di Silvia datagli dalla sorella qualche giorno dopo il tragico evento, nonché dei video e il mandato conferito alla Giuliani. Infine, ha dichiarato di aver presentato querela dopo le accuse che gli sono state mosse in tv.