Un'altra auto in fiamme nella notte, una Fiat Cinquecento di proprietà di una venticinquenne. L'incendio, che si è sviluppato per cause ancora tutte da chiarire, ha movimentato la notte dei residenti di via Marano.
L'episodio, avvenuto intorno alle 2 di ieri, riporta alla memoria una vicenda analoga dello scorso 14 aprile quando, sempre nella notte, venne distrutta dal fuoco una Ford Fiesta parcheggiata nei pressi dell'ex stabilimento "Annunziata" e la cui proprietaria era un'altra giovane donna.
Le analogie, però, si fermano qui e i due roghi ovviamente non hanno nulla in comune. Per tornare all'incendio in via Marano, sono intervenuti prontamente i vigili del Fuoco di Frosinone che in breve tempo hanno domato le fiamme. Sul posto, quasi contemporaneamente, è giunta una pattuglia dei carabinieri della stazione cittadina. I militari hanno avviato subito le indagini per capire se l'origine del rogo fosse dolosa o meno.
Hanno ascoltato la proprietaria della vettura e il suo convivente, che però avrebbero dichiarato di non avere alcun sospetto sull'eventuale autore dell'incendio. I carabinieri hanno raccolto anche la testimonianza di un residente della zona il quale avrebbe detto di avere visto una tanica sulla Fiat in fiamme e udito un mezzo che ripartiva a forte velocità. Tutti elementi al vaglio degli investigatori che però non si sbilanciano e per l'incendio non escludono nessuna causa.
Un altro particolare importante in tal senso è che i vigili del fuoco non avrebbero trovato tracce utili per comprendere le modalità del rogo. Dunque, per il momento l'origine dell'episodio resta nell'incertezza e ogni ipotesi potrebbe essere valida: dalla causa accidentale all'atto doloso. Intanto, i militari della stazione cittadina, al comando del luogotenente Laurentini, stanno conducendo le necessarie indagini. E nel caso venisse confermata l'azione dolosa, bisognerebbe capire chi e per quale motivo ha incendiato l'auto della giovane. Tra l'altro, si tratta di un reato piuttosto grave, punito con una pena dai tre ai sette anni di reclusione.